• Educazione ai valori: nasce il campo scuola degli alpini piacentini

    Un campo scuola dedicato ai ragazzi e alle ragazze delle scuole medie tra i 10 e i 14 anni: l’idea è stata lanciata dall’Associazione nazionale alpini, sezione di Piacenza.

    “La leva militare non c’è più – si legge nella nota di presentazione del campo scuola – la società fin quando procederà su valori effimeri, di esaltazione dell’immagine, non produrrà ricambi di uomini e donne pronti ad impegnarsi per la collettività. Per questo abbiamo deciso di ricominciare dai più piccoli, dalle generazioni pronte ad assorbire i nostri valori per formare i futuri volontari della Protezione civile”.

    Gli alpini piacentini organizzano il primo campo scuola per ragazzi

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  • Adunata Biella 2025

     

    Quest'anno il motto dell'Adunata sarà "Alpini, portatori di Speranza". Un motto che riecheggerà soprattutto nei tanti striscioni che accompagneranno le quasi dodici ore di sfilata per le vie della città.
    Lo striscione sezionale. 

    Ma ci saranno anche cori e fanfare ad allietare i tre giorni ufficiali dell'evento. Il territorio biellese è poi denso di cose da fare e da vedere. Un'occasione per non mancare e scoprire un angolo del Piemonte che spesso non rientra nelle rotte canoniche del turismo. La nostra Sezione si sta preparando a partecipare al meglio con Alpini, Aggregati e Amici di tutta la nostra provincia. 

     

     

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Rassegna stampa da "Libertà"(alcuni articoli)

11/05/2025

Più di trecento alpini piacentini all'Adunata di Biella

08/01/2021

L’alpino della serenata ha il virus «Suono ricoverato, è la mia terapia» 

10/12/2020

Si è spenta la luce di Franco Guglielmetti Podenzano piange il suo alpino dal cuore d’oro 

09/12/2020

Nel salire le scale i castellani vedranno la teca della memoria scarica l'articolo in formato .pdf

08/12/2020

Vietati i banchetti? Gli alpini consegnano “a mano” il calendario scarica l'articolo in formato .pdf

25/11/2020

Ultimo saluto a Carini benedizione sul sagrato per accogliere tutti scarica l'articolo in formato .pdf

23/11/2020

Bettola piange Gian Carlo Carini capogruppo delle penne nere scarica l'articolo in formato .pdf

19/11/2020

Alpini di Piacenza verso i 100 anni passione e impegno di sempre scarica l'articolo in formato .pdf

14/11/2020

La musica di Stefano per tanti anziani scarica l'articolo in formato .pdf

13/11/2020

L’alpino fa il giro del mondo «Cnn? Io suono per Carla» scarica l'articolo in formato .pdf

04/11/2020

Carpaneto, un fiore per ogni caduto grazie alle penne nere scarica l'articolo in formato .pdf

20/10/2020 Sarmato, quattro alunni premiati dagli alpini con borse di studio scarica l'articolo in formato .pdf
15/10/2020 I 148 anni del Corpo degli Alpini un esempio luminoso nella società - scarica l'articolo in formato .pdf
03/08/2020 Travo piange Eligio il partigiano che mai smise la Resistenza - scarica l'articolo in formato .pdf
30/07/2020 La scuola è di tutti le penne nere al Volta misurano gli spazi scarica l'articolo in formato .pdf
26/07/2020 Al Palabanca seicento alpini da tutta Italia «Anche questo è un segnale di ripartenza» scarica l'articolo in formato .pdf
21/07/2020 L’Associazione Alpini è apartitica - scarica l'articolo in formato .pdf
19/07/2020 Le scuole e i giardini di Pecorara intitolati agli eroi del quotidiano - scarica l'articolo in formato .pdf
12/07/2020 L’assemblea Ana al Palabanca in arrivo 600 alpini da tutta Italia scarica l'articolo in formato .pdf
07/07/2020 Ricordati gli alpini “andati avanti” nell’era del Covid scarica l'articolo in formato .pdf
30/06/2020

A Ferriere festa per i cento anni dell’alpino reduce da 3 fronti di guerra scarica l'articolo in formato .pdf

25/06/2020

Il “grazie” degli alpini a chi ha reso possibile realizzare il monumento scarica l'articolo in formato .pdf

24/06/2020

Calendasco ricorda le vittime «Il dolore di uno è di tutti»scarica l'articolo in formato .pdf

22/06/2020

Alpini, 27mila ore di solidarietà e 70mila euro di donazioni scarica l'articolo in formato .pdf

08/06/2020

Festeggia il secolo tra le “sue” penne nere accanto alla moglie anche lei centenaria - scarica l'articolo in formato .pdf

07/06/2020

Una preghiera e un grazie agli alpini scarica l'articolo in formato .pdf

06/06/2020

I volontari e il Covid “Nel Mirino” racconta il meglio di Piacenza scarica l'articolo in formato .pdf

02/06/2020

Castello, un Tricolore per il monumento dedicato agli alpini scarica l'articolo in formato .pdf

01/06/2020

Sette stelle al merito fra tutori dell'ordine e militanti anti-Covid scarica l'articolo in formato .pdf

25/05/2020

«L’aiuto a Pro loco e Comune nel segno dell’amico Salvatore» scarica l'articolo in formato .pdf

05/05/2020 «Esercito e città cresciuti insieme perfetta sinergia che resiste» - scarica l'articolo in formato .pdf
20/04/2020 <<Quella quarantena in stalla ci salvò tutti dal contagio>> - scarica l'articolo in formato .pdf
27/03/2020 Raccolta fondi a quota 710mila euro generosità dagli alpini di Bettola e Perino - scarica l'articolo in formato .pdf
25/03/2020

Per i nostri ospedali più di 620mila euro sul conto di Libertà - scarica l'articolo in formato .pdf

22/03/2020

Raccolta fondi a quota 710mila euro generosità dagli alpini di Bettola e Perino scarica l'articolo in formato .pdf

21/03/2020

Come un pit stop: quelle ambulanze in dieci minuti subito sanificate scarica l'articolo in formato .pdf

21/03/2020

Tempi record l’ospedale militare parte domattina scarica l'articolo in formato .pdf

20/03/2020

Donazioni all’ospedale: rinforzi dagli Alpini scarica l'articolo in formato .pdf

18/03/2020

Palombi, l’alpino che imbandierò la città «Schivo ma sempre pronto a impegnarsi» scarica l'articolo in formato .pdf

16/03/2020

Addio al fornaio Ernesto «Alpino generosissimo» scarica l'articolo in formato .pdf

01/03/2020

A Ferriere il campo estivo degli alpini 35 ragazzini a lezione di amor patrio scarica l'articolo in formato .pdf

26/02/2020

Festa Granda, una poltrona per tre Ferriere, Monticelli e Ziano candidate scarica l'articolo in formato .pdf

23/02/2020

Cent’anni di auguri al capitano alpino Luigi Bottazzi scarica l'articolo in formato .pdf

18/02/2020

Stragliati confermato presidente del gruppo alpini di Castello scarica l'articolo in formato .pdf

12/02/2020

Intrecci ricordando le amiche scomparse a 24 ore di distanza scarica l'articolo in formato .pdf

11/02/2020

Pullman da Bobbio per l’Adunata a Rimini «Unitevi a noi alpini» scarica l'articolo in formato .pdf

10/02/2020

A Marsaglia nuovo capogruppo alpini eletto Sbaraglia scarica l'articolo in formato .pdf

06/02/2020

A Piozzano polentata benefica degli alpini per aiutare i disabili scarica l'articolo in formato .pdf

02/02/2020

Giovani alpini, sede da definire ma è già boom per il campo estivo scarica l'articolo in formato .pdf

31/01/2020

Gli anziani della San Giuseppe commossi dai cori degli alpini scarica l'articolo in formato .pdf

31/01/2020

Gli alpini di Castellarquato sistemano l’ingresso del paese scarica l'articolo in formato .pdf

28/01/2020

«Largo ai giovani» Gli alpini accolgono il piccolo Gabriele scarica l'articolo in formato .pdf

28/01/2020

Gruppo alpini di Castelvetro Carotti succede a Maccagnoni scarica l'articolo in formato .pdf

27/01/2020

«Quei giovani alpini compirono un’impresa ritenuta impossibile» scarica l'articolo in formato .pdf

23/01/2020

Nel ricordo di Nikolajewka anche il baby alpino Gabriele scarica l'articolo in formato .pdf

18/01/2020

Il verde di Carpaneto affidato ai volontari «Esempio per tutti» scarica l'articolo in formato .pdf

17/01/2020

Addio Pietro Gazzola una vita da alpino al servizio degli altri scarica l'articolo in formato .pdf

15/01/2020

Anziani e alpini in un pomeriggio di festa in musica scarica l'articolo in formato .pdf

13/01/2020

Nel lunario la gloriosa storia delle penne nere agazzanesi scarica l'articolo in formato .pdf

08/01/2020

Alpini di Pontedellolio Badini capogruppo scarica l'articolo in formato .pdf

08/01/2020

Pianello, Carovana di doni per i nonni del Castagnetti scarica l'articolo in formato .pdf

05/01/2020

A “Mastro Balocco” maxi-televisore dagli Alpini scarica l'articolo in formato .pdf

03/01/2020

Gli alpini portano una ventata di musica e allegria tra gli anziani -

 

Rassegna stampa da "Libertà" - 

11/05/2025

Più di trecento alpini piacentini all'Adunata di Biella

Dietro allo striscione "Piacenza La Primogenita" con i gagliardetti dei 44 gruppi della provincia hanno sfilato anche i giovani del campo scuola, la presidente della Provincia Patelli e numerosi sindaci

Ben 350 alpini piacentini hanno sfilato a Biella durante la 96ª Adunata Nazionale degli Alpini. Una manifestazione che ha avuto come motto "Alpini portatori di speranza" e aveva al centro i valori del servizio, solidarietà, senso di appartenenza, impegno, e di dare continuità ai gruppi, alle sezioni, visto che le fila si stanno assottigliando. Con gli alpini piacentini hanno sfilato anche alcuni giovani che hanno partecipato ai campi scuola negli anni scorsi.

Folta la partecipazione dei sindaci, con in testa la presidente della Provincia di Piacenza, Monica Patelli. Lo striscione “Piacenza La Primogenita” ha aperto  la partecipazione piacentina alla sfilata nazionale, con il presidente Gianluca Gazzola e al suo fianco il vessillo della sezione tenuto da Luciano Badini, capogruppo Ana di Ponte dell'Olio, che a settembre ospiterà la Festa Granda. Poi i gagliardetti dei 44 gruppi piacentini e la fanfara alpina sezionale di Ponte dell'Olio, il coro Alpino Val Tidone che sabato – come il coro Ana Val Nure di Bettola – è stato protagonista di uno dei tanti concerti in tutta la città.

Presentando la sezione Ana di Piacenza, lo speaker ha ricordato che conta 2.475 soci e 44 gruppi. La sfilata  è stata preceduta da altre tre giornate, con momenti istituzionali, come gli onori alla bandiera di guerra, l’omaggio ai caduti, la messa in duomo, un gesto di solidarietà e l’incontro con le sezioni estere.

01/03/2021

Con gli alpini di Podenzano tanta solidarietà a giovani e vecchi

«Onorare i morti aiutando i vivi » è il motto degli alpini che li spinge ad adoperarsi nel corso dell’anno per la comunità. Anche le penne nere del gruppo di Podenzano hanno sempre concretizzato questa espressione e lo hanno fatto anche nell’anno più nero della pandemia da Covid- 19. Non hanno potuto essere tutti in prima linea nelle attività messe in campo a favore della cittadinanza per salvaguardare la salute degli iscritti, la cui età non è più quella della gioventù, ma non hanno mai fatto mancare il loro contributo di solidarietà. Nel 2020 gli alpini di Podenzano, guidati dal capogruppo Giovanni Carini, hanno infatti consegnato mille euro alla Caritas parrocchiale per l’acquisto di beni alimentari da donare alle persone che avevano necessità e hanno effettuato il versamento di 500 euro al conto corrente che il Comune di Podenzano aveva aperto per sopperire alle difficoltà economiche delle famiglie. Non si sono dimenticati nemmeno dei giovani, partecipando come ogni anno alle borse di studio (500 euro) per gli studenti meritevoli del paese. Si sono adoperati per i vivi, onorando così la memoria di chi è “andato avanti”, di tutti coloro che gli alpini di Podenzano hanno ricordato anche ieri, nella messa che è stata celebrata nella chiesa parrocchiale da don Fausto Arrisi. Una celebrazione semplice, senza autorità e senza cortei per evitare assembramenti, durante la quale il capogruppo Carini ha letto la Preghiera dell’alpino dedicandola «a tre amici alpini che sono andati avanti: Luigi Corbellini, Franco Guglielmetti e Luigi Bottazzi». Il canto “Signore delle cime” intonato dal coro parrocchiale ed eseguito insieme a tutta l’assemblea ha reso il momento comunque solenne e struggente. Il gruppo si è poi recato a deporre un omaggio floreale al cippo dedicato alle “Penne mozze”, eretto in piazza dei Guselli nel 1984, nel cinquantesimo della fondazione del gruppo alpini di Podenzano. Oggi il gruppo conta 69 alpini e 11 amici degli alpini. Il più anziano, ricorda il capogruppo Carini, è Attilio Girandola, classe 1920, festeggiato nel mese di giugno per i suoi 100 anni, e il più giovane è del 1974. Con la giornata di ieri si è aperto ufficialmente anche il tesseramento all’Ana per l’anno 2021. «Invitiamo gli alpini a rinnovare l’iscrizione - afferma Carini -. La sede (in via Monte Grappa 84) sarà aperta il giovedì dalle 9.30 alle 11.30 circa e il sabato dalle 15.30 alle 17». _NP

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08/01/2021

L’alpino della serenata ha il virus «Suono ricoverato, è la mia terapia»

Riversa allegre marce lì dove non c’è mai stata musica, nel centro Covid di Cortemaggiore. Il medico, da quando c’è lui in reparto, la chiama «la terapia della musica», e ne ha bisogno lui, come forse tutti gli altri. Stefano Bozzini, 81 anni, aveva già suonato quella sfrenata malinconia nel cortile dell’ospedale di Castelsangiovanni, era la serenata struggente alla sua Carla, e le note avevano fatto il giro del mondo, finendo addirittura alla Cnn. Ora quello che sta male è lui, è l’alpino fisarmonicista, ha preso il Covid: già il suo cuore si era spezzato il 26 novembre, quando la moglie è morta tra le sue braccia; poi Stefano diceva ai figli che mangiava, di non preoccuparsi, ma in realtà scoppiava in lacrime sempre più spesso, lo aveva confidato agli amici alpini di Castello, e quel piattino di pasta proprio non gli andava più giù.

«Era uno straccio»

È finito in ospedale, al pronto soccorso, ci è rimasto una notte, nel corridoio, hanno capito che aveva preso la “bestia”, mal di gola, febbre, la stanchezza che gli toglieva fino all’ultima forza nei muscoli. Sono stati i figli, Lucia e Maurizio, a dire alla dimissioni che papà non poteva curare il Covid a casa, perché c’era di più, c’era la tristezza, c’era il lasciarsi andare, «ho pensato non mangiasse più perché voleva andare da mia mamma e mio fratello in Cielo, era uno straccio», spiega Lucia, le lacrime agli occhi. Allora a Stefano si è trovato un posto nel centro Covid di Cortemaggiore, per rimetterlo in sesto, in attesa che il tampone torni al più presto negativo. E qui, appena il figlio Maurizio gli ha portato a sorpresa la sua fisarmonica insieme al cambio dei vestiti in un borsone, ha ritrovato appetito e un timido sorriso: «Papà dice sempre che al centro Covid di Cortemaggiore sono tutti angeli, ci tiene a ringraziarli», spiega Lucia. «Gli hanno permesso di suonare la fisarmonica, e ora lui continua a suonare, cercando ovviamente di non disturbare nessuno. In realtà sembrano apprezzare tutti, ed è bellissimo. L’ho chiamato alle 9 del mattino, e aveva già la fisarmonica in spalla. Non so davvero dire dove abbia preso questo mostro chiamato virus, lui non usciva mai, io sono negativa... A messa si siede sempre distanti da tutti. Chissà. Di certo a Cortemaggiore si è ripreso anche moralmente, non solo fisicamente. Penso sia la forza della mamma, che non ci abbandona. La ritrovo in coincidenze troppo perfette per essere solo un caso. Penso anche che se papà fosse tornato a casa, se non ci fosse stato il centro Covid, sarebbe peggiorato gravemente».

Il giro di valzer dei medici

Stefano racconta di aver trovato una seconda famiglia a Cortemaggiore: «A volte mentre suono qualcuno entra nella stanza e balla, fa un giro di valzer e se ne va», dice. «Anche i medici, il personale... sono tutti eccezionali. E ho scoperto di avere tanti amici. Mi ha scritto una commovente lettera un giovane, dicendo che ammira gli alpini ed è rimasto colpito dalla mia storia, dalla serenata per Carla. Gli ho chiesto quanti anni avesse, mi ha detto che è nato nel ‘98. Mi ha colpito la sua sensibilità. Dico sempre “Piccolo alpino, piccola roccia”. E dico grazie per la professionalità, l’amore, la pazienza, e la fiducia. Sono la medicina più grande. Ora, dai, sconfiggiamo anche il Covid- 19».

Elisa Malacalza



10/12/2020

Si è spenta la luce di Franco Guglielmetti Podenzano piange il suo alpino dal cuore d’oro

Si è spenta la luce di Franco Guglielmetti, 89enne podenzanese doc, Cavaliere della Repubblica, alpino, tra coloro che fecero rinascere la Proloco di Podenzano alla fine degli anni ‘90, ideatore della Festa del pomodoro. Ricoverato dal primo novembre prima all’ospedale di Fiorenzuola a causa di una caduta accidentale, poi trasferito alla Casa di Cura Piacenza e alla Casa di cura Sant’Antonino, si è spento all’ospedale di Piacenza. Dopo 8 tamponi negativi, era risultato positivo al Covid 15 giorni fa. Ieri mattina i funerali nella chiesa di Podenzano, celebrati dal parroco don Fausto Arrisi, il quale ha ricordato la sensibilità di Guglielmetti per le attività vocate al bene comune: aveva infatti messo a disposizione gratuitamente il suo capannone in paese per stoccare i beni di prima necessità provenienti dalla raccolta alimentare. Una generosità che ha sempre caratterizzato Franco, quella che insegnano gli alpini, e lui era uno di quelli. Negli anni ‘90 aveva aperto gratuitamente uno dei suoi locali come sede del gruppo delle penne nere di cui anch’egli faceva parte. Era un simbolo a Podenzano, tutti lo conoscevano e lo riconoscevano quando girava con la sua bicicletta e il bastone nel cestino. Era stato agricoltore, commerciante all’ingrosso di bestiame in tutta Europa (Francia, Belgio e Germania soprattutto). Con la famiglia gestiva tre macellerie a Piacenza ed una a Podenzano dove conduceva il macello. Per il suo lavoro era stato presidente dei commercianti a Piacenza nel settore delle carni e aveva ricevuto il titolo di Cavaliere della Repubblica. «E’ sempre stato impegnato nella vita del paese – ricordano i figli Laura e Marco -, oltre ad essere un grande papà e marito: consigliere comunale per tre mandati con i sindaci Spinola e Valla, ed ancora nella Proloco, nello Sci Club, negli alpini, nell’organizzazione della festa dell’amicizia e dei campionati italiani di motocross, nel calcio podenzanese cui aveva la tessera numero 1 di socio datata 19 dicembre 1945». Mai fermo, come quando era un ragazzo e da Podenzano raggiungeva Piacenza con il carretto a portare le barre di ghiaccio nelle macellerie. «E’ stato anche l’ideatore della festa del pomodoro nel 1996 mettendo a disposizione il suo capannone per tutti i preparativi, e uno di coloro che rinnovarono la Proloco di Podenzano», ricorda Monica Azzali che fu tra quei podenzanesi. E poi un alpino, uno dei più attivi collaboratori della terza Festa Granda di Podenzano nel 1990, che aveva vissuto anche la seconda del 1976 che si era svolta sul terreno dove poi sarebbe sorta la sua casa. Le penne nere locali lo hanno salutato con Il Silenzio e con la recita della preghiera dell’alpino. «Sono addolorato per la scomparsa di Franco – dice il sindaco Alessandro Piva -, un uomo saggio e lucido; nel tempo avevo imparato a conoscerlo, i nostri colloqui riguardavano la politica e l’agricoltura di cui era molto appassionato e non mancava mai di segnalare se qualcosa non andava, con osservazioni mai polemiche e sempre costruttive per il bene del paese che amava molto». _Nadia Plucani

 



09/12/2020

Nel salire le scale i castellani vedranno la teca della memoria

Chiunque, nel salire le scale del palazzo comunale, potrà fermarsi a leggere ad uno ad uno i nomi dei 116 giovani castellani che persero la vita durante il primo conflitto mondiale. Ieri, giorno in cui gli alpini di Castelsangiovanni hanno festeggiato il loro sessantottesimo raduno, la grande teca che contiene le medaglie con i nomi dei castellani morti oltre un secolo fa, che venne presentata alla città nello scorso mese, è stata infatti posizionata in cima alla prima rampa di scale del palazzo comunale. Accanto a quei 116 nomi ne sono stati scanditi altri cinque. Si tratta di Sergio Carrà, Ercole Mazzocchi, Enrico Badavelli, Alberto Belforti e Carlo Paganuzzi. «Cinque nostri compagni alpini – ha detto il capogruppo Alessandro Stragliati – che hanno posato lo zaino e sono andati avanti ». Anche in loro omaggio, e idealmente in omaggio a tutti i caduti delle guerre, hanno risuonato le note del “Silenzio” eseguite dal maestro Marco Crotti. Quest’ultimo ha utilizzato una tromba donata dall’indimenticato musicista Sandrino Piva, che fu molto legato al gruppo cacastellano. La sindaca Lucia Fontana ha ricordato come l’8 dicembre di 68 anni fa «un manipolo valoroso di alpini volle fondare il gruppo per ricordare i caduti delle due guerre mondiali». L’impossibilità, a causa dell’epidemia di covid, di organizzare grandi eventi non impedisce però alle penne nere di gettare lo sguardo al domani. «Il prossimo anno – dice il capogruppo Stragliati – ci concentreremo soprattutto su iniziative ambientali. Abbiamo individuato alberi lungo il Po, che tenteremo di far dichiarare alberi monumentali, mentre lungo lo svincolo autostradale vorremmo piantare una quarantina alberi aghiformi, per evitare che le foglie in autunno cadano sull’asfalto, che ci offriremo di gestire». Nel frattempo durante quest’anno così anomalo gli alpini di Castello hanno realizzato un video, che riassume le attività svolte e reso omaggio a tutti i defunti castellani esponendo in ogni cimitero la preghiera dell’alpino._MM

 


08/12/2020

Vietati i banchetti? Gli alpini consegnano “a mano” il calendario

L’impossibilità di organizzare banchetti e mercatini non scoraggia le penne nere agazzanesi, che anche oggi saranno in piazza Europa per distribuire il loro calendario. Lo faranno come un tempo gli strilloni distribuivano i giornali, consegnandone a mano a chi lo vorrà una copia il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza. I colori sono quelli della bandiera italiana, mentre a scandire i 12 mesi ci saranno alcune parole chiave dell’universo alpino tra cui: stecca, coraggio, cappello, memoria, amicizia, calamità, inverno. Tutte sono riportate sulla copertina del calendario curato da Mino Gropalli. Al suo interno scorrono decine di foto, recenti o in bianco e nero, che rievocano momenti salienti della storia del gruppo e provengono dagli archivi di Bruno Cremona, Valerio Marangon e da privati che hanno aperto volentieri i loro album di fotografie. Un altro tema affrontato è quello dell’alimentazione con le ricette prese da libri forniti da monsignor Marco Giovanelli, come la zuppa del soldato o gli gnocchi senza patate descritti da Giulio Badeschi in Fronte d’Africa._MM



25/11/2020

Ultimo saluto a Carini benedizione sul sagrato per accogliere tutti

Il cappello da alpino, il picchetto d’onore attorno al feretro, i gagliardetti disposti in fila al passaggio del corteo funebre, il saluto finale scandito da un caloroso applauso spontaneo, tante lacrime e un corodglio diffuso. Bettola ieri ha salutato un figlio che tanto ha saputo dare, con la sua voglia di fare importante, colma di generosità e bontà. In tanti si sono stretti attorno ai figli e alla moglie di Giancarlo Carini, capogruppo della sezione Alpini di Bettola, scomparso nella giornata di domenica a seguito di complicazioni legate al coronavirus, contratto purtroppo non più di venti giorni prima. La sua ultima uscita pubblica a Bettola era stata in occasione della commemorazione dei caduti di tutte le guerre, lo scorso 1 novembre, a rappresentare orgogliosamente la sua sezione di Alpini. Molti bettolesi, e non solo, avevano preso parte al rosario recitato lunedì sera al santuario della Beata Vergine della Quercia. Ieri la chiesa della piazza non ha potuto ospitare tutti, in base alle vigenti norme anti assembramento, tanto da indurre il parroco, don Angelo Sesenna, d’accordo con i familiari e l’Amministrazione comunale, a terminare la funzione con la benedizione del feretro sul piazzale della chiesa, con le persone che così hanno potuto dare l’ultimo saluto commosso al loro alpino. In chiesa durante la cerimonia, oltre alla moglie Angela, i figli Stefania, Simonetta, Claudia e Renzo, i fratelli, la sorella, i nipoti ed i parenti hanno trovato posto le autorità, con in testa il sindaco Paolo Negri, il presidente provinciale degli Alpini di Piacenza, Roberto Lupi, il maresciallo della locale stazione dei carabinieri, Christian De Rosa, tanti rappresentanti delle sezioni alpine della provincia con i loro gagliardetti. A celebrare la santa messa, il cappellano degli alpini, don Stefano Garilli, parroco di Ferriere. Nell’omelia il parroco di Bettola, don Sesenna, ha ricordato la figura operosa e generosa di Giancarlo Carini, «sempre pronto ad aiutare chi era in difficoltà, vicino a chi soffriva, pronto e disponibile come è caratteristica del Corpo degli alpini, ma soprattutto di chi ha un cuore puro e buono, così come lo è sempre stato lui con tutti noi, che oggi qui lo ricordiamo e siamo ognuno di noi tanti fiori, che assieme a questi che ne decorano la bara, vogliamo rendergli il giusto omaggio». Massimo Calamari



23/11/2020

Bettola piange Gian Carlo Carini capogruppo delle penne nere

La domenica bettolese si è aperta con la triste notizia della scomparsa di Gian Carlo Carini, capogruppo delle locali penne nere, sopraffatto dal Covid a 77 anni, compiuti il 15 novembre. Il cordoglio è ampio. E’ in lutto infatti anche tutta famiglia alpina della provincia piacentina. Carini, oltre ad essere capogruppo di Bettola dal 1984, ricopriva anche l’incarico di consigliere sezionale dell’Ana di Piacenza per l’Alta Valnure. Oggi alle 20.30 sarà recitato il rosario nel santuario in piazza Colombo; il funerale è previsto nella giornata di martedì . La sua morte è arrivata dopo 15 giorni di ricovero all’ospedale di Piacenza. Il dolore grande, da parte di tanti, è quello di non poterlo vedere in prima linea nella Festa Granda in programma – epidemia permettendo – nell’agosto 2021. In realtà, Carini e il suo consiglio direttivo del gruppo di Bettola erano riusciti ad ottenere la Festa Granda, il raduno provinciale degli alpini ricorderepiacentini, per settembre 2020, rinviata al 2021 a causa della pandemia. «Era euforico di questo evento che avrebbe portato lustro al paese – osserva commosso il sindaco di Bettola, Paolo Negri anche a nome della sua amministrazione – e che avrebbe ulteriormente evidenziato l’importanza degli alpini nella comunità a vari livelli. In questi tre anni da sindaco ho potuto apprezzare da vicino l’impegno degli alpini e il suo personale, in tutte le manifestazioni e in tutte le iniziative legate anche alla pandemia”. Le ultime, ad esempio, sono state il servizio di vigilanza per gli accessi alla Casa della salute, al mercato e alle funzioni religiose. «Una perdita per tutta la comunità – conclude Negri – perché è una persona che ha dato molto, un amico, uomo con la U maiuscola. Sono scosso perché benché sapessi la sua situazione, speravo che ce la facesse». Anche sui social il cordoglio è vasto, da parte dei cittadini – che lo ricordano con il suo immancabile intercalare dialettale: “Elura bagai?” - e dal mondo alpino. «Mi piace ricordare che con la sua guida il gruppo di Bettola era stato insignito del Premio della Bontà di Rustigazzo nel 1991 per aver donato un’ambulanza alla Pubblica assistenza Valnure» ricorda il presidente della sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi. «Nel settembre 2019 aveva ricevuto dalle mani di Fabio Devoti, capogruppo delle penne nere di Cortemaggiore, al termine della Festa Granda magiostrina, la stecca per l’organizzazione del raduno bettolese. Desiderava tantissimo la Festa Granda e sarebbe stata la quinta del gruppo di Bettola di cui tre con Giancarlo capogruppo. Purtroppo non ci sarà, ma lo ricorderemo appena possibile, come abbiamo fatto per i nostri alpini andati avanti». Tanti i lavori manuali cui non si tirava mai indietro, grazie alla sua esperienza lavorativa, ad esempio la sistemazione dell’area al lago dei Pini a Pieve di Revigozzo trasformato in un luogo di ritrovo molto frequentato. «Ha gestito per anni con il fratello sia la ditta Ferroedil – ricordano i figli Stefania, Claudia, Simonetta e Renzo e la compagna Angela - che produceva ferro per cemento armato per lavori stradali in tutta Italia e per ditte importanti come Lombardini, Itinera, Lodigiani, sia la Carini Giancarlo nel campo edile. Un carattere forte, ma che si è fatto volere bene un po’ da tutti. Lo dimostrano le tante chiamate che abbiamo ricevuto. Si era realizzato come persona, con il suo lavoro, e aveva la passione per gli alpini, nata dal servizio militare. Aveva il desiderio di organizzare e vedere la Festa Granda a Bettola: speriamo che la si possa mantenere anche se lui non c’è, in suo ricordo». _Nadia Plucani



19/11/2020

Alpini di Piacenza verso i 100 anni passione e impegno di sempre

Anticipo qui, come alpino e come collaboratore di Libertà, una sintesi della mia relazione intitolata “Alpini piacentini da cento anni all’ombra del Gotico. Il gruppo di Piacenza è stato fondato nel 1921”. Quest’anno, causa pandemia, non si può tenere l’annuale convegno promosso dal Comitato di Piacenza dell’Istituto storico del Risorgimento italiano ma il presidente Corrado Sforza Fogliani ha chiesto ai relatori di inviare ugualmente la loro ricerca in quanto (come sempre a cura della Banca di Piacenza) verranno pubblicati gli atti. Una premessa: gli Alpini, tra i vari corpi che componevano l’esercito italiano al tempo della leva obbligatoria, sono tra i pochi a mantenere un forte senso di appartenenza al gruppo. Questo senso di appartenenza, secondo me dovuto anche alla montagna che, a suo modo, è una scuola di vita, fa sì che nella società gli “ex militari” abbiano costituito un’associazione divisa in gruppi che, a livello provinciale, sono uniti in una sezione. Tutti impegnati, com’è noto, nel sociale. Il primo gruppo a presentarsi sulla scena civica è quello del Comune di Piacenza che si appresta a celebrare i cento anni di vita. Nel titolo è richiamato il Gotico in quanto nel simbolo ufficiale le nostre Penne Nere, fortemente impegnate in opere di solidarietà, hanno messo in evidenza il palazzo simbolo della città. Fondatore Arturo Govoni, personaggio sacro per gli alpini piacentini; a lui il Comune ha dedicato una via. In breve la sua biografia: nato l’11 novembre 1893 a Piacenza, e morto nella stessa città, il 3 luglio 1987, è famoso per essere stato il fondatore dell’associazione Alpini di Piacenza. Tale iniziativa è stata presa con altri, ma certamente suo è il record della longevità come presidente: ha guidato questo particolare sodalizio dal 1922 al 1982 per passare poi al ruolo di presidente onorario. Ragioniere commercialista, si è iscritto all’albo professionale nel 1915: cavaliere di Vittorio Veneto e primo capitano degli Alpini in congedo, ha dedicato il suo tempo libero dal lavoro a far crescere l’associazione seguendo con molta dedizione anche i giovani, dal loro giuramento in caserma al rientro nella vita civile. La storia generale di questi volontari nel sociale è presentata nel volume “Alpini a Piacenza” con un sottotitolo esplicativo: “Volti, storie e testimonianze delle Penne Nere piacentine” (curato da Stefano Pronti - Editoriale Libertà, 2013), mentre per il Gruppo di Piacenza abbiano interpellato il capogruppo Gino Luigi Acerbi, confermato in questo incarico nel febbraio 2020. Con Acerbi sono stati eletti o confermati: Nardo Fava, vicecapogruppo; Ferdinando Tortellotti, segretario; Renato Bergamaschi, tesoriere; consiglieri: Carlo Pintoni, Franco Gabbiani, Giuseppe Marchesi, Ambrogio Nobili, Valerio Marangon e Gianfranco Bertuzzi. Acerbi è stato nominato direttamente da Govoni molti anni fa e da allora è stato costantemente confermato alla guida del Gruppo Alpini di Piacenza. Interpellato in proposito, conferma che le Penne Nere continueranno: ad aiutare chi ha bisogno; essere vicini al Vescovo soprattutto quando prega per coloro che sono stati colpiti dal virus; avere cura del Campo Daturi nei cui pressi hanno la sede e a collaborare con la Croce Rossa; realizzare la raccolta alimentare; aiutare associazioni come l’Amop e l’Assofa (sigle che per i piacentini non hanno bisogno di essere spiegate); celebrare il centenario. Acerbi precisa che il centenario sarà ricordato con iniziative culturali quali convegni e conferenze. Quindi, in definitiva: conferma del cammino percorso, ma anche voglia di capire per andare avanti.

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14/11/2020

La musica di Stefano per tanti anziani

Caro direttore, sono davvero felice che il gesto del sig. Stefano Bozzini, che ha voluto raggiungere la moglie Carla ricoverata nell’ospedale di Castelsangiovanni attraverso le note della sua fisarmonica, abbia avuto tanta eco in tutta Italia ed oltre. Le persone come lui, eroi della porta accanto, di solito non fanno mai notizia, eppure, il mondo va avanti anche e soprattutto grazie a loro. E’ quindi un piacere per me, animatrice in una Rsa, poter sottolineare un altro aspetto di questa splendida persona, che ha portato del bene ovunque nella sua vita e che l’ha fatto senza nulla chiedere in cambio. Qualche anno fa, ricevetti una telefonata da Stefano che mi manifestava la sua disponiblità a venire nella nostra Casa Anziani ad allietare qualche pomeriggio con la sua fisarmonica, perché, mi disse, “sono in pensione, mi piace suonare e mi piacerebbe poter fare ancora qualcosa per gli altri”. Occasioni come queste, dove le persone, gratuitamente si prestano per trasmettere gioia agli altri, non si trovano tutti i giorni e quindi abbiamo subito preso la palla al balzo. Conclusione: Stefano, da diversi anni, tutti i giovedì, insieme alla adorata moglie Carla, ad alcuni famigliari della struttura che amano il canto e a diversi volontari, vengono nella nostra Rsa e fanno festa, assaggiamo le buone torte del nostro cuoco o di qualche pasticcerie della zona e poi cantiamo tutti insieme, ci facciamo gli auguri di buon compleanno quando è l’occasione, insomma festeggiamo con la sua musica il trascorrere delle stagioni e ne ricaviamo benessere. L’eco di questi pomeriggi è arrivato anche sul territorio, tanto che alcuni ristoranti della Val Tidone ci invitano, regalandoci dei momenti bellissimi, che fanno sentire i nostri anziani ancora al centro della vita della nostra valle. Per fortuna nella Val Tidone c’è ancora tanta sensibilità verso gli anziani. Anche altri cantanti e musicisti si prestano per farci festa e vogliamo ringraziarli tutti in un abbraccio generale che oggi è merce rara. Stefano e la moglie sono sempre stati disponibili ad accompagnarci, non solo con la musica, ma aiutandoci anche nei trasporti. Lui è sempre disponibile, non a caso appartiene al gruppo Alpini, corpo che si è sempre distinto nell’aiuto agli altri. Il Covid purtroppo ha frenato anche i nostri incontri, che speriamo possano riprendere al più presto, perchè per le persone che non stanno bene le vicinanze sono importantissime. E a Stefano, fisarmonicista ed alpino, tanti complimenti per la sua umanità e naturalmente…tanto di cappello!

lettera firmata



13/11/2020

L’alpino fa il giro del mondo «Cnn? Io suono per Carla»

L’alpino paracadutista Stefano Bozzini ringrazia tanto per le attenzioni, lo fa no stop da 120 ore di popolarità, dal giorno della serenata blues per raggiungere almeno con il suono la stanza della moglie ricoverata, nelle settimane in cui l’ospedale di Castelsangiovanni è chiuso alle visite per prevenire il rischio di contagi. Bozzini ringrazia, come sempre gentile, e com’è stato gentile con chi lo chiamava chiedendogli dall’altra parte del mondo “Are you Bozzini? Veteran army?”, per strappargli un’intervista. Ma l’alpino è un alpino, poche chiacchiere: fa spallucce della notorietà, di chi lo ha invitato in ogni genere di salotto televisivo o addirittura di chi gli ha proposto di incidere un cd, al punto che il telefono di casa non ha smesso un secondo di strillare, e chi chiamava non sembrava forse a fondo comprendere che Stefano, quando ha suonato nel cortile dell’ospedale di Castelsangiovanni, domenica alle 15:30, lo ha fatto per amore, ma anche per preoccupazione, quella per la malattia della moglie. «Vorrei solo arrivassero gli esiti dei suoi esami, perché possa iniziare le cure, le terapie», ribadisce, cercando di non perdere quel sorriso che gli si stampa in faccia quando accenna al grande amore. «Ora almeno Carla è qui con me, è tornata a casa, ma il tempo va veloce, servono le cure, lei ha tanto bisogno di riposare». Stefano ribadisce: «Non so dire perché quella mia serenata all’ospedale abbia colpito a tal punto. Non si fanno forse più? Io non ho paura di amare, scherziamo? Bisogna avere paura delle cose brutte nella vita, non di quelle belle e naturali. L’amore fa stare bene, come suonare la fisarmonica, io davvero domenica avrei suonato tutto il giorno in quel cortile, senza stancarmi mai. “Il cuore mi batteva ai mille all’ora...”. Ora, pensi, mi ha chiamato anche la sindaca di Castelsangiovanni Lucia Fontana, mi ha fatto tanti apprezzamenti... Chissà se li merito». Stefano ricanticchia “Spanish Eyes” di Engelbert Humperdinck. Che dice: “Please, please don’t cry, this is just adios « Nella demenza digitale siamo arrivati alla desertificazione dell’amore» and not goodbye, soon I’ll return”, “Per favore non piangere, questo è solo un adios, non un arrivederci, presto tornerò”. «La canzone preferita di Carla», garantisce. Bozzini, con Carla al fianco, ha suonato sempre, anche al suo matrimonio, nel 1973, a Castelsangiovanni, fino a fingere di essersi fatto male a un dito, per poter tornare a ballare con la sua Carla, «Non resistevo più». Ha smesso di suonare solo quando è morto il figlio Marco, di soli 30 anni, un dolore atroce e disumano, che ha fermato il “volo” della dita sui tasti della fisarmonica, fino a quando, aiutato dai figli Maurizio e Lucia, Stefano ha capito che se suonava poteva raggiungere anche il Paradiso. Di certo, è arrivato nel mondo. Nel suo gesto c’è l’amore che torna a fare notizia in un tempo di profondissima incertezza e “mal amori” fluidi, instabili, complicatissimi. A questi Stefano reagisce con la semplicità del suo andare: finisce di pranzare, sente la mancanza della moglie ricoverata, si alza, prende su fisarmonica e un trepiedi, e dice ai figli “Vado da lei”, sottinteso “E dove se no?”. Si siede nel cortile e fa quel che sa fare fin da bambino, quando mungeva le vacche a Villò e poi correva dalla fisarmonica: suona, Stefano. La moglie alla finestra di quel piccolo grande ospedale, dove già un medico in trincea Covid, Simone Isolani, in primavera aveva imbracciato la chitarra, un momento di normalità nell’orrore. Una terra che nel dolore non smette di suonare, di fare serenate, di dirsi “Io ci sono per te” e non conosce altra regola che regalare un frammento di umanità. E non sa smettere di volersi bene.

 

«Quell’uomo è un eroe eppure c’è ancora chi dice di rinchiudere gli anziani»

«Un uomo meraviglioso», lo definisce Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e opinionista. La sua voce abita i salotti televisivi, ma questa volta sulla scrivania tiene stretta la foto dell’alpino Stefano Bozzini, l’81enne che ha fatto innamorare il mondo mentre cercava disperatamente di essere amato - come ogni giorno da 47 anni - solo e soltanto dalla sua Carla. Crepet lo dice: «Quell’alpino è eroico. L’icona della speranza». Crepet, traduca quell’immagine. Un uomo innamorato che fa la serenata per la moglie in ospedale. Dove lascerebbe quella fotografia? «Vede, c’è un capitolo nel mio ultimo libro, “Vulnerabili”, che si intitola New Deal, il nuovo corso, il nuovo patto. Se potessi tradurlo in una fotografia, beh, sarebbe indiscutibilmente quella dell’alpino Stefano. Ne sarebbe la perfetta copertina ». In quel capitolo, si parla di un nuovo patto basato su tre principi: il cambiamento del rapporto tra produzione e felicità, una rivalutazione del tempo e una nuova comunicazione fatta di complicità. Stefano Bozzini, a 81 anni, è tutto questo, quindi? «Oh sì. E molto di più. Qualcuno direbbe che è paradossale utilizzare l’immagine di un 81enne per parlare di un nuovo giorno... Invece io ne sono convinto. Il rivoluzionario è lui». Ma come, scusi, gli anziani non erano da rinchiudere in casa? «C’è chi lo ha detto davvero. Gli anziani chiusi nelle stanze. Se fosse stato così, ci saremmo persi questa lezione di vita suonata da una fisarmonica nel cortile di un ospedale. Non avremmo vissuto questa esperienza di straordinario amore. Ed è straordinaria proprio perché vissuta a 81 anni, non a 19. Tutte le età insegnano qualcosa. L’età avanzata ci trasmette una maturità sentimentale diventata oggi rara. Tornando allora alla prima domanda, forse quella foto andrebbe spedita ai nostri governatori...». Se il mondo si è commosso davanti all’amore di Bozzini, forse il mondo si era dimenticato come si ama, senza condizioni? «Uno scandalo. Ci siamo induriti, isolati. Il fatto che il mondo si sconvolga davanti al gesto tanto spontaneo di Bozzini mi lascia anche agghiacciato, in questo senso. Gli Stati Uniti, dopo cinque anni di “trumpismo”, si stracciano le vesti davanti a un uomo innamorato?» Senta, si muore di solitudine? «Sì. Ricordo anni fa, quando ero consulente per la vostra Regione, che qualcuno spingeva eccessivamente sull’assistenza domiciliare, sul portare tutto a casa agli anziani, latte compreso. Io dissi “Ma così li fate morire, la signora ha bisogno di andare un attimo in latteria, e scambiare due chiacchiere”. Capisco in parte l’isolamento sanitario, igienico, lo so bene, perché sono medico e non sto certo invitando a sbaciucchiarsi a caso. Ma come medico non dimentico anche che siamo prima di tutto persone. Non so perché questo concetto fatichi così tanto ad entrare nella testa di certuni. Hanno trovato il modo per fare visita a delinquenti in isolamento, perché non si trova un modo per comunicare di persona con i nostri anziani nelle case di riposo, per guardarsi negli occhi? Davvero non ci si riesce, ricorrendo al buon senso?». Neppure la tecnologia, poi, può sostituire uno sguardo dal vivo, occhi negli occhi. Concorda? «Ha prevalso negli ultimi anni un’idea perversa di innovazione, per la quale tutto deve necessariamente cambiare, e che il “vecchio” sia fatto solo da grandi cavolate. Non è così, lo vediamo chiaramente dall’inneficacia di continue videocall, webinar, chat... Pietoso. Questa è demenza digitale, me lo permetta». Stefano Bozzini non ha paura di amare. Ha capito che il contrario dell’amore è la paura. Perché invece i più “giovani” sembrano fare così tanta fatica ad amare autenticamente, senza maschere? I rapporti sono sempre più sfilacciati, complessi. Anche a 40-50 anni. «In questo credo pesi la tecnologia, che ha portato alla desertificazione dell’amore. Ormai è come se Amazon o altri colossi della logistica, quelli a due passi dall’ospedale dove l’alpino suonava il suo struggente blues, si mettessero a vendere l’amore. C’è un amore da discount. Un amore che se non piace si rende come un pacco».



04/11/2020

Carpaneto, un fiore per ogni caduto grazie alle penne nere

Le commemorazioni del 4 Novembre, anniversario del termine della Prima guerra mondiale, Giornata della forze armate e festa dell’unità nazionale, si sono svolte sotto tono. Purtroppo, l’emergenza sanitaria non permette di svolgere al meglio queste celebrazioni. Il gruppo alpini, che ogni anno a Carpaneto rinnova il dono dei fiori alle stele dei Caduti lungo viale delle Rimembranze, non ha potuto, con rammarico, essere accompagnato dagli alunni delle classi quinte delle scuole elementari. Sono stati comunque 160 i fiori deposti, uno per ogni nome del militare scomparso. Tra questi nomi si possono trovare quelli di Alessandro Casali ed Ettore Rosso, entrambi insigniti della medaglia d’oro al valor militare e quello di Filippo Scotti Douglas, discendente della famiglia che governò Carpaneto per quattro secoli, oltre a quello importate e significativo del “milite ignoto”. «Deporre i fiori è un modo per rendere onore alle persone che, con il sacrificio massimo, hanno contribuito alla libertà di chi sarebbe venuto e, quindi, alla nostra libertà – ha commentato il sindaco Andrea Arfani - Purtroppo, la situazione attuale ha impedito di svolgere normalmente il momento. Per evitare di creare rischi ai bambini e ai loro accompagnatori, la deposizione è stata effettuata da alcuni rappresentanti del Gruppo Alpini di Carpaneto, che ringrazio per la fedeltà alla tradizione e alla memoria, accompagnati dal nostro consigliere Ivano Terreni. Ogni generazione ha la sua battaglia storica. Che il loro ricordo sia di esempio per quanto noi oggi dobbiamo affrontare ». Altre associazioni si stanno adoperando per celebrare al meglio queste giornate. I Pistoni Tonanti, il gruppo di appassionati motociclisti, in collaborazione con il Club Frecce Tricolori numero 10 di Piacenza e l’Associazione Aeronautica, ha allestito in via Piacenza, nella vetrina della loro sede, una esposizione di cimeli dell’Aereonautica. Le celebrazioni di domenica prossima inizieranno con la messa a Carpaneto alle ore 9. Poi verrà deposta una corona d’alloro al Monumento dei Caduti e lungo il viale delle Rimembranze. Stesso rituale, con deposizione e Santa Messa alle 10 e alle 11,10 nelle frazioni di Chero e Ciriano. Le deposizioni avranno però, sempre per rispettare le normative anti-contagio, la sola presenza di una delegazione dell’Amministrazione, del parroco, e dei rappresentanti delle associazioni. _Flu



20/10/2020

Sarmato, quattro alunni premiati dagli alpini con borse di studio

Anno dopo anno è diventata una delle tradizioni più consolidate a Sarmato. E anche stavolta, nonostante l’emergenza sanitaria coronavirus, il gruppo Alpini di Sarmato non ha voluto rinunciare alla consegna delle sue borse di studio ai ragazzi meritevoli delle scuole medie, in memoria degli alpini Franco Cavalli, Albino Losi ed Ettore Poggi. L’occasione è stata offerta dalla tradizionale castagnata che quest’anno ha dovuto fare a meno del raduno di gruppo. A ricevere la borsa di studio sono stati: Asia Bozzoni, Giulia Greco, Silvia Salinelli e Pietro Favarel. Se la prima era assente per un problema improvviso, quest’ultimo invece ha avuto una consegna molto particolare: il giovane Pietro ha ricevuto il premio direttamente dalle mani della nonna Francesca Boledi, moglie dello storico capogruppo degli alpini di Sarmato Mario Bavagnoli. Un emozionante passaggio di consegne tra generazioni, alla quale hanno partecipato, con i rappresentanti dell’Associazione Nazionale Alpini, anche la sindaca di Sarmato Claudia Ferrari e la dirigente scolastica Maria Cristina Angeleri. «Dal 1984 – sottolinea il capogruppo sarmatese Sesto Marazzi – sono state 165 le borse di studio consegnate. E la maggior parte dei premiati si è poi laureato»._CB

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15/10/2020

I 148 anni del Corpo degli Alpini un esempio luminoso nella società

Sono trascorsi 148 anni, da quel 15 ottobre del 1872 che sancì l’istituzione ufficiale del Corpo degli Alpini. In questa storica ricorrenza, il pensiero torna innanzitutto alla festa che dodici mesi fa, nel cuore di Piacenza, animava la città per il Raduno del 2° Raggruppamento Ana, simbolo dell’abbraccio spontaneo, accogliente e carico d’affetto con cui la nostra comunità rendeva il suo tributo alle Penne Nere. Sembra passata un’eternità, inghiottita dal buio del lockdown e della sofferenza, dalle incertezze dell’emergenza sanitaria tuttora in corso. Eppure, se voltiamo indietro lo sguardo, quel cappello con la penna che sin da bambini abbiamo imparato a conoscere e amare non vacilla, ma resta – anche nelle circostanze più difficili – una presenza solida e forte in cui abbiamo potuto sempre riporre la nostra fiducia. Verrà ancora, prima o poi, il tempo della convivialità con i nostri cari Alpini. Di certo, in questi mesi non si è mai affievolito il sentimento sincero della condivisione, della generosità, dello spirito di servizio e del senso di appartenenza di cui ci hanno saputo dare costante testimonianza. Mi sembra importante ricordarlo oggi, a maggior ragione mentre siamo chiamati a dare prova di responsabilità e rispetto delle regole, a tutela della collettività: in un cammino lungo quasi 150 anni, il Corpo degli Alpini si è fatto interprete di questi stessi princìpi, ponendo in primo piano il bene comune, il sacrificio nel nome di un ideale alto e concreto di Patria, la volontà di portare un aiuto anche nelle condizioni più impervie. Alle Penne Nere e al loro coraggio, ai loro valori perseguiti con coerenza e onestà, guardiamo oggi più che mai come a un esempio da seguire. Lo sottolineavo un anno fa, nel rivolgere il saluto istituzionale alle autorità Ana presenti a Piacenza, lo ripeto ora con convinzione: abbiamo bisogno di ritrovare la nostra identità e il nostro orientamento in un modello positivo, costruttivo e coeso di società, di cui gli Alpini sono custodi nella quotidianità della loro preziosa attività in seno alle Forze Armate, così come nelle tante iniziative benefiche di cui sono protagonisti. Lo abbiamo visto nella dedizione dei circa 300 volontari Ana emiliano-romagnoli che hanno supportato l’Agenzia regionale di Protezione Civile durante la prima fase della pandemia, così come nelle donazioni con cui le diverse sezioni locali hanno sostenuto la rete del primo soccorso e dell’assistenza sanitaria. Nelle immagini di Bergamo, dove il presidio medico avanzato al polo fieristico è stato realizzato in pochi giorni, nell’aprile scorso, dal personale sanitario degli Alpini e dalla Protezione Civile Ana. Nella commozione suscitata, sul nostro territorio come in tutto il Paese, dalla scomparsa delle Penne Nere che “sono andate avanti”, in molti casi avendo continuato a rappresentare sino all’ultimo, per la propria comunità, un pilastro su cui poggiare. Ecco perché rendere onore al Corpo, nell’anniversario della fondazione, significa riconoscerne non solo il ruolo impresso nelle pagine della nostra storia e nelle Medaglie tributate, ma ancor più nel presente, ovunque vi sia necessità di ricostruire, di ridare speranza e conforto. Grazie a tutti gli Alpini, in armi e in congedo, in questa ricorrenza speciale.



03/08/2020

Travo piange Eligio il partigiano che mai smise la Resistenza

“Il giorno in cui dovevo morire era di marzo, nel 1945”. Alla giornalista Laura Gnocchi, che lo aveva intervistato per quello che sarebbe poi diventato il libro “Noi Partigiani. Memoriale della Resistenza italiana” con Gad Lerner, Eligio Everri aveva detto così. In mezzo ci sono dovuti passare 75 anni e 5 mesi: “Ligio”, perché così tutti lo chiamavano a Travo dove era nato il 18 settembre del 1921, se ne è andato l’altro giorno. La notizia ha fatto presto il giro della valle e della rete perché sia nel mondo reale che in quello virtuale Eligio era molto conosciuto: lo era stato per la sua presenza instancabile, mai venuta meno, alle chiamate al voto, dalle ultime primarie del Pd (quando addirittura l’attuale segretario Zingaretti gli inviò una lettera per ringraziarlo del suo sostegno) alle regionali di gennaio per dare man forte a Bonaccini (che infatti ieri sulla sua pagina facebook lo ha ricordato). Presente lo era stato anche nell’epidemia con un messaggio girato sui social per dire che in quasi 99 anni ne aveva viste tante, ma non tutte. Presente lo è nel libro di Lerner e Gnocchi, unica voce piacentina fra i partigiani di tutta Italia che proprio la scorsa settimana è stato presentato in un’affollata piazza Trento a Travo: lì Eligio non ha potuto esserci insieme ai ribelli di allora, Renato Cravedi in primis con cui lo legava un’amicizia lunga decenni, e tutti gli altri. C’era sua nipote Mia a leggere la sua testimonianza rilasciata ai giornalisti per raccontare di quel giorno del ‘45 in cui avrebbe dovuto morire e invece poi la Storia ha sparigliato le carte e ha fatto il suo giro. Ed Eligio è arrivato a un soffio dai 99 nella sua casa, circondato dai familiari, dai nipoti, dalle sue storie della montagna e di penna nera a cui lui ha sempre tenuto. Nelle foto, diverse quelle conservate dal figlio Daniele, lo si vede spesso con il cappello da alpino: momenti felici insieme a Bruno Anguissola ad esempio, precedente decano degli Alpini travesi scomparso a 104 anni, e al presidente della sezione di Travo Marco Girometta. «Mio padre è sempre stato molto presente e attento fino alle ultime settimane – spiega il figlio Daniele – gli piaceva tenersi informato su quello che accadeva, guardava sempre i telegiornali, leggeva il giornale e se non gli era chiaro qualcosa subito mi chiedeva: facevamo delle belle discussioni ed è stato così fino a poche settimane fa. Questa primavera aveva fatto l’uscita per partecipare al raduno alpino. Lui era così: quando ha scoperto che la sua storia era stata pubblicata nel libro di Lerner e della Gnocchi era felicissimo e molto fiero». Fiero era anche il paese di Travo e in particolare la sezione dell’Anpi che aveva nominato Eligio presidente: “Continueremo a fare tesoro del tuo insegnamento, del tuo esempio; custodiremo per sempre il tuo pensiero fatto di Umanità, di Pace e Libertà. Buon viaggio Presidente, che la terra ti sia lieve” è il messaggio che gli hanno indirizzato alcuni iscritti. I funerali si terranno oggi, lunedì , alle 17 nella chiesa di Travo: l’ultimo saluto a uno degli ultimi partigiani che 75 anni fa ha saputo vincere anche contro la morte.

 


30/07/2020

La scuola è di tutti le penne nere al Volta misurano gli spazi

Lo sforzo per la riorganizzazione degli spazi scolastici non è un affare che riguarda solo presidi e insegnanti, ma coinvolge tutta la comunità. A Castelsangiovanni anche gli alpini si sono rimboccati le maniche e hanno dato il loro contributo. Alcune volonterose penne nere del gruppo di Castello assieme ad altre provenienti da Pianello si sono presentate al liceo Volta e, d’accordo con la dirigenza scolastica, hanno sistemato le aule del linguistico, svuotato le cantine e aiutato a smaltire materiale non più utilizzabile. Intanto già si guarda a settembre quando per gli studenti delle scuole superiori di Borgonovo si prospetta una ripresa “in presenza”, e cioè con tutti i circa 200 studenti delle 17 classi degli indirizzi tecnico economico e tecnico tecnologico in classe, mentre molti loro compagni di Castelsangiovanni si prospetta invece una didattica mista. Diciotto cioè delle 54 classi che formano licei e istituto professionale (ex Casali) dovranno adottare la didattica a distanza, con una parte degli studenti collegati a turno via internet. Sono queste le soluzioni che vanno profilandosi per i circa 1.200 studenti iscritti al polo superiore Volta della Valtidone. Le criticità maggiori sono a Castelsangiovanni, dove c’è il maggior numero di iscritti. «Per 18 delle 54 classi – dice la dirigente Raffaella Fumi – dovremo adottare una didattica mista e cioè quattro o cinque studenti a turno dovranno seguire le lezioni a distanza perché le classi non possono accogliere più di 18 studenti». In questi giorni intanto, gli alpini si sono recati al Volta per dare una mano. Tra di loro c’era Ferdinando Lucchini, che a dispetto delle sue 90 primavere non si è tirato indietro. «Grazie, lo faccio volentieri» si è limitato a rispondere l’alpino a chi gli rivolgeva i complimenti per la tempra di ferro. All’interno delle aule, metro alla mano, le penne nere hanno posizionato i banchi alla distanza prevista dalle normative anti contagio. I banchi in esubero sono stati invece sistemati nelle rimesse della scuola da dove gli alpini, per liberare spazio, hanno portato via vecchi armadi e pesante materiale non più utilizzabile. Alla fine ciò che non serviva più è stato portato in discarica. «Abbiamo accolto volentieri l’invito della preside a dare una mano – dice il capogruppo Alessandro Stragliati –. Abbiamo pulito le cantine dal materiale in disuso, tolto i banchi non più a norma con le misure attuali e posizionato i restanti alla misura di un metro e trenta, visto che gli spazi lo consentivano. In futuro – dice ancora Stragliati – come alpini porteremo avanti altre attività con la scuola. Attività che riguardano l’ambiente, borse di studio e altre che stiamo ancora definendo».



26/07/2020

Al Palabanca seicento alpini da tutta Italia «Anche questo è un segnale di ripartenza»

mattina al Palabanca si contavano 600 penne nere. Erano quelle dei delegati dell’Ana (Associazione nazionale alpini) che si sono ritrovati nella nostra città per l’assemblea nazionale, che abitualmente si tiene a Milano, guidata dal presidente Sebastiano Favero. All’ordine del giorno c’erano la relazione morale del presidente e l’approvazione dei bilanci, benché Favero non si sia sottratto a un commento sui recenti fatti di cronaca che hanno visto apporre i sigilli alla caserma Levante e l’arresto di alcuni carabinieri di Piacenza. Per Favero è una questione che riguarda i giovani e il loro civismo. E consiglia una soluzione che, ritiene, potrebbe essere utile per arginare casi simili. «Questi fatti dispiacciono - dice - e ci auguriamo siano ben circoscritti. Corroborano quello che noi proponiamo da tempo: tutti i giovani dovrebbero compiere un periodo che io definisco di educazione civica. Lo ritengo necessario e, in tal senso, sotto il profilo dell’educazione civica meglio del servizio di leva non c’è nulla». Quindi precisa: «Ci rendiamo perfettamente conto che oggi la leva obbligatoria non possa essere pensata come quella che abbiamo fatto noi, ma insegnerebbe ai ragazzi a stare in comunità, l’uno a fianco dell’altro, e soprattutto eliminerebbe quel senso di individualismo e di onnipotenza che si riscontra in certi casi. È fondamentale per ridare vigore a questa nostra Italia». Tenutasi al Palabanca grazie all’interessamento dell’Ana di Piacenza, che ha permesso ai delegati di disporre di uno spazio idoneo in base alle norme anticontagio, l’assemblea è un ritorno alla normalità anche per gli alpini. «Ci tenevamo a organizzarla per lanciare un messaggio di speranza - dice Favero - per non dare l’impressione che tutto sia posticipato. È un segno di ripartenza, dall’alto valore simbolico perché siamo ospiti di una città che tanto ha patito per l’epidemia. È doveroso ringraziare chi ha reso questo possibile: l’amministrazione comunale, i titolari del Palabanca e gli alpini di Piacenza. L’assemblea è fondamentale per stabilire gli indirizzi da seguire in futuro». Con uno sguardo però al passato recente, in quanto il presidente ha ricordato uno a uno gli alpini «che sono andati avanti» a causa del Covid-19. All’assemblea, che ha rinnovato quattro consiglieri e due vicepresidenti, era presente anche il generale Claudio Berto, comandante delle truppe alpine. Segno di un legame forte con l’Ana. «Firmeremo un protocollo d’intesa per stabilire un legame ancora più profondo tra gli alpini in armi e quelli in congedo - dice Favero - siamo un tutt’uno». L’assemblea, alla quale hanno partecipato anche i presidenti delle sezioni estere di Francia e Germania, ha fotografato lo stato di salute dell’associazione, che conta oggi oltre 340mila soci. «Gli interventi durante l’epidemia dimostrano come l’Ana goda di buona salute. È fondamentale mantenere sia la memoria dei nostri valori sia la capacità di intervento - spiega Favero - quest’ultima mostrata dai nostri 6.500 volontari durante la pandemia con 81mila giornate di lavoro ». Soddisfazione anche per il padrone di casa Roberto Lupi, presidente della sezione piacentina. «Non essendoci l’adunata nazionale - dice - quello che ospitiamo a Piacenza è l’evento più importante dell’anno. È per noi un motivo di orgoglio. Ci è stata data la disponibilità di una struttura come il Palabanca, da qui la proposta che siamo felici sia stata accettata. Essere a Piacenza, dopo quello che ha dovuto subire la nostra città, è un segnale di rinascita».

 

 


21/07/2020

L’Associazione Alpini è apartitica

Caro direttore, scrivo in relazione alla lettera pubblicata su Libertà di domenica 19 luglio 2020 dal titolo “Salvini non utilizzi il nome degli alpini” a firma del signor Daniele Dosi. Innanzitutto mi complimento con il signor Dosi per la sua capacità e velocità nell’effettuare indagini ed emettere sentenze, roba da far invidia ai più esperti e bravi investigatori e magistrati! Infatti, a un certo punto, afferma: «Mi sorprende invece tantissimo e mi disgusta altrettanto che gli Alpini di Piacenza si abbassino così tanto alla strumentalizzazione politica, accettando questo utilizzo improprio del loro nome». Quindi, ne deduco, che il signor Dosi ha verificato che la mascherina all’on. Salvini è stata consegnata o regalata dalla nostra Sezione o, comunque, da un Alpino piacentino. Le sarei grato se mi fornisse nome e cognome di colui che ha agito in tal senso, per prendere i necessari provvedimenti. Più seriamente, invece, vorrei evidenziare che le mascherine così come i nostri cappelli, in passato anch’essi indossati impropriamente da qualche politico anche di altri orientamenti, sono prodotti da aziende che li mettono sul mercato e chiunque può acquistarli. Così come, d’altro canto, nessuno di noi ha l’autorità o l’autorizzazione a intervenire per non fare utilizzare mascherine, cappelli, magliette, felpe, ecc. con i simboli degli Alpini ed il logo della nostra associazione. L’unica cosa che possiamo fare e che facciamo regolarmente, è quella di intervenire per ricordare a tutti che l’Associazione nazionale Alpini è un’associazione apartitica come recita molto chiaramente e senza possibilità di diverse interpretazioni l’art. 2 del nostro Statuto che riporto integralmente: “Art. 2 - Associazione apartitica, l’Associazione nazionale Alpini si propone di: a) tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini, difenderne le caratteristiche, illustrarne le glorie e le gesta; b) rafforzare tra gli Alpini di qualsiasi grado e condizione i vincoli di fratellanza nati dall’adempimento del comune dovere verso la Patria e curarne, entro i limiti di competenza, gli interessi e l’assistenza; c) favorire i rapporti con i reparti e con gli Alpini in armi; d) promuovere e favorire lo studio dei problemi della montagna e del rispetto dell’ambiente naturale, anche ai fini della formazione spirituale e intellettuale delle nuove generazioni; e) promuovere e concorrere in attività di volontariato e Protezione civile, con possibilità di impiego in Italia e all’estero, nel rispetto prioritario dell’identità associativa e della autonomia decisionale”. Per il conseguimento degli scopi associativi l’Associazione nazionale Alpini, che non ha scopo di lucro, si avvale in modo determinante e prevalente delle prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri soci. Se ce ne fosse bisogno, segnalo infine che proprio nei giorni scorsi ho inviato una lettera a tutti i nostri gruppi ricordando, tra l’altro, che ognuno di noi, naturalmente, può pensare politicamente e votare come ritiene più opportuno, ma l’A.N.A. è rigorosamente apartitica. In conclusione informo che non interverrò più su questo argomento in quanto ritengo che l’articolo dello Statuto sopra riportato sia già più che esauriente e che non siano necessarie altre parole, e poi, noi Alpini siamo gente “del fare” più che del “chiacchierare”. Roberto Lupi presidente Sezione di Piacenza

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19/07/2020

Le scuole e i giardini di Pecorara intitolati agli eroi del quotidiano

festeggiamenti dedicati ieri al patrono del comune di Alta Val Tidone, san Colombano, hanno unito il ricordo di chi in passato si è speso per la comunità, all’omaggio di chi oggi, camminando nel solco di quegli esempi, si impegna perché nessuno sia lasciato indietro, con gli occhi puntati alla figura del santo il cui carisma ha plasmato l’identità di un intero territorio. A Pecorara, dove ha fatto tappa la seconda edizione della festa patronale del giovane comune nato dalla fusione tra Pecorara, Caminata e Nibbiano, il passato ha il volto dell’indimenticato parroco don Angelo Villa, a cui è stata intitolata la scuola del paese, e di due storiche penne nere, Carlo Valorosi e Gino Quadrelli, ai quali sono stati intitolati i giardini accanto alla scuola. Una statua, dono degli alunni della scuola primaria, testimonia la volontà di onorare i valori su cui i due alpini improntarono la loro vita. A don Villa è stata invece intitolata la scuola. «È stato un cittadino, sacerdote, operaio della vigna del Signore arrivato il 3 settembre del 1978 a Pecorara per costruire una famiglia» ha ricordato monsignor Mario Dacrema. In 40 anni filati di servizio come prete di montagna, don Villa si fece promotore di decine di iniziative: dal coro ai restauri dei luoghi sacri, dalle feste della mamma alle bambine chierichetto, dalla sala giochi alla compagnia teatrale. «Nel suo abbraccio aperto alla gente, dai piccoli ai giovani, dagli adulti agli anziani – ha ricordato il sindaco, Franco Albertini – don Angelo ha unito la comunità locale in una dimensione di gioia contagiosa ». Lo spazio verde accanto alla scuola ricorda l’operosità dei due storici alpini, che il 12 febbraio del 1946 diedero impulso alla nascita del locale gruppo delle penne nere. Quadrelli sino alla sua morte, nel 2005, ne fu anche a capo del gruppo. «Ricordarli in questo modo, intitolando loro questo spazio – ha sottolineato il presidente provinciale Roberto Lupi – ha il senso di trasmettere i nostri valori ai più giovani, sperando che un domani possano seguire le orme dei nostri vecchi». «Uno spazio verde che speriamo venga utilizzato nel migliore dei modi, come si conviene a tutti i beni pubblici» ha auspicato l’onorevole piacentino Tommaso Foti, tra gli ospiti dei festeggiamenti dedicati a San Colombano. L’omaggio a quegli eroi del quotidiano, che silenziosamente hanno operato per costruire un senso di identità comune all’interno della propria comunità, si è unito all’omaggio alla figura del santo patrono. «Gli chiediamo di guidare i nostri passi – ha detto il cancelliere vescovile e parroco di San Colombano in Bobbio, don Mario Poggi – perché possiamo lavorare assiduamente e con continuità per testimoniare il vangelo non con altisonanti parole ma con uno stile di vita evangelico». Da Bobbio, sede del monastero fondato dal santo abate venuto dall’Irlanda, l’assessora Giorgia Ragaglia ha portato il saluto «perché - ha detto – siamo tutti membri della stessa comunità fondata da San Colombano». «La nascita di Alta Val Tidone – ha ricordato il sindaco Albertini – ci invita a scoprire i tesori nati sulla civiltà colombaniana, che deve camminare nel presente».



12/07/2020

L’assemblea Ana al Palabanca in arrivo 600 alpini da tutta Italia

Piacenza ospiterà per la prima volta l’assemblea nazionale dei delegati dell’Ana, Associazione nazionale alpini, guidata dal presidente Sebastiano Favero. L’appuntamento è in programma al Palabanca nella mattinata di sabato 25 luglio. Seicento i delegati, provenienti da tutte le sezioni italiane e estere, che raggiungeranno la nostra città. In genere l’incontro si svolge a Milano, sede nazionale dell’Ana, nel mese di maggio, dopo l’Adunata nazionale. Spesso al teatro Dal Verme o nella sala congressi della Camera di commercio, in corso Venezia. A causa dell’emergenza Covid-19 era necessario uno spazio più ampio rispetto alle strutture tradizionali che ogni anno accolgono i delegati. Il presidente della sezione di Piacenza, Roberto Lupi, venuto a conoscenza delle nuove necessità, ha proposto come sede Piacenza, in particolare il Palabanca, che ha una capienza di 4mila persone. L’Ana l’ha presa in considerazione e ha dato il via libera. Soddisfazione è stata espressa dallo stesso presidente Lupi. «Dopo aver ospitato lo scorso anno il Raduno del Secondo Raggruppamento e il consiglio direttivo - evidenzia il numero uno delle locali penne nere - è motivo di grande orgoglio accogliere tutti i delegati delle sezioni italiane. Il fatto che la nostra proposta sia stata accettata è anche un segnale di apprezzamento per il lavoro organizzativo svolto nelle precedenti manifestazioni. Inoltre il Palabanca è un luogo facilmente raggiungibile per tutti essendo vicino all’autostrada e al casello di Piacenza Sud». All’ordine del giorno, tra i vari punti, ci sono la relazione morale del presidente e l’approvazione dei bilanci. Alcune sezioni hanno già chiesto informazioni per poter pranzare in città, garantendo dunque un indotto che non sarà quello di un’Adunata nazionale o di un raduno interregionale ma che comunque, di questi tempi, risulta prezioso. Ogni sezione, in base al numero di iscritti, partecipa con un certo numero di delegati. Piacenza ne ha quattro, compreso il presidente. Martedì prossimo si terrà un sopralluogo alla struttura. L’intera organizzazione spetta alla sede nazionale anche se Piacenza dovrà occuparsi di alcune questioni logistiche. In particolare, nella giornata di venerdì 24, preparerà il palazzetto con i distanziamenti e il tavolo di presidenza. Il giorno successivo, trenta volontari saranno impegnati nel dirigere i delegati verso i 5 varchi per evitare assembramenti. L’assemblea di sabato 25 inizierà alle ore 10 e terminerà verso le ore 13. _fed.fri.

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07/07/2020

Ricordati gli alpini “andati avanti” nell’era del Covid

Una messa in ricordo degli alpini di Fiorenzuola che se ne sono andati nel periodo del coronavirus, è stata celebrata nei giorni scorsi nella chiesa Scalabrini da monsignor Gianni Vincini. Più che “scomparire” o “morire”, tra gli alpini si usa l’espressione “andare avanti” ed è su questo che si è soffermata la riflessione del tenente alpino Franco Meneghelli, all’inizio della celebrazione. Un andare avanti in un cammino non più terreno, su cui si è centrata poi l’omelia di don Vincini. La celebrazione si è conclusa con la commossa recita della preghiera dell’alpino letta dal socio Alberto Tidone, che ha inserito nell’ultimo verso i nomi degli alpini del gruppo scomparsi: Rino Musile Tanzi e Giovanni Rastelli per il Gruppo di Fiorenzuola, Roberto Carcioffi per quello di Vigoleno, oltre all’amico degli alpini Lino Cammi. Erano presenti i presidenti del gruppo di Fiorenzuola Alberto Mezzadri e di Vigoleno Maurizio Sesenna. Gli alpini partecipanti indossavano la mascherina tricolore creata ad hoc per il gruppo, servita anche per raccogliere offerte._dm

 


30/06/2020

A Ferriere festa per i cento anni dell’alpino reduce da 3 fronti di guerra

Ha compiuto 100 anni il 26 giugno l’alpino Antonio Barbieri di Pomarolo di Ferriere, reduce di Grecia, Albania e Russia. Il suo cappello dalla penna nera testimonia la sua esperienza su questi fronti di guerra della Seconda guerra mondiale, portando tutti i simboli di queste tremende imprese alpine. La comunità ferrierese, a partire dai suoi amici alpini, lo ha festeggiato sabato pomeriggio, prima con la messa in chiesa a Ferriere celebrata dal parroco e cappellano della Sezione Ana di Piacenza, don Stefano Garilli e poi alla baita alpina, sede del gruppo delle penne nere guidato da Pino Malchiodi. Con Barbieri c’era anche la sua famiglia, i suoi figli Guido e Mariuccia e tutti i nipoti. Tanti i riconoscimenti che gli sono stati tributati: quello del Comune, quello della parrocchia, quello del gruppo alpini alle cui iniziative Barbieri è sempre presente. Cento anni sono un bel traguardo - gli abbiamo chiesto -. Come sta? «Sto benissimo - è stata la risposta del “vecio” alpino -. Frequento ancora tutte le iniziative del gruppo di Ferriere e mi vanto di essere alpino». Della ritirata di Russia cosa ricorda? «Non sono sicuramente belle cose da ricordare - ha risposto Barbieri -. Dopo 48 mesi sono tornato a casa a piedi, ho perso tanti amici che ho visto cadere sotto i miei occhi. Ma sono qui e sono contento perché ho tanti amici che mi vogliono bene, gli alpini, gli amministratori comunali, la famiglia, che mi hanno fatto una bella festa». Da parte del capogruppo degli alpini di Ferriere, Luigi (Pino) Malchiodi, un quadro che ritrae tutti i componenti del gruppo. «Gli facciamo gli auguri per i suoi 100 anni - ha detto il vicesindaco Paolo Scaglia consegnandogli una targa -, il traguardo di un secolo è un omaggio alla vita». Gianluca Gazzola, vicepresidente della sezione Ana Piacenza, ha augurato di festeggiare ancora tanti anni nella sua grande alpinità e ha assicurato la collaborazione per le future iniziative alpine ferrieresi. Presenti anche i gruppi di Farini-Groppallo e di Castellarquato e il past president della sezione Ana Piacenza, Bruno Plucani che in chiesa ha letto la “Preghiera dell’alpino” per chi è “andato avanti”. «Evviva gli alpini!» è stato il saluto di Antonio Barbieri, come ringraziamento a tutti, prima di dare il via al rinfresco._NP

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25/06/2020

Il “grazie” degli alpini a chi ha reso possibile realizzare il monumento

Le penne nere di Castelsangiovanni hanno voluto dire “grazie” a chi si è dato da fare per rendere possibile la realizzazione del monumento all’Alpino di via Fratelli Bandiera. Lo hanno fatto scoprendo, ieri mattina, una targa, che è stata posizionata di lato al monumento che venne inaugurato nel 2013. «Il gruppo Alpini ha sentito la necessità di dare corpo a qualcosa di concreto, un piccolo gesto semplice ma che potesse testimoniare in modo tangibile e duraturo l’impegno profuso da chi ha contribuito alla realizzazione del monumento» ha detto il capogruppo degli alpini castellani, Alessandro Stragliati. Quest’ultimo, insieme all’ex capogruppo Massimo Bergonzi, ha scoperto la targa che porta impressi i nomi di tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione del monumento: alpini, ditte, amministratori, artisti, Polo di Mantenimento Pesante nord di Piacenza, benefattori. Durante la cerimonia Stragliati ha ricordato, tra gli altri, l’alpino Giancarlo Sadirlanda, scomparso due anni fa, per «aver voluto fortemente realizzare quest’opera»._MM

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24/06/2020

Calendasco ricorda le vittime «Il dolore di uno è di tutti»

Sono ritorn ati lì in un luogo popolato dagli affetti ma che per mesi è stato del tutto inaccessibile, aggiungendo così dolore al dolore. Domenica la gente di Calendasco ha partecipato al cimitero alla santa messa in memoria delle vittime del coronavirus, in particolar modo quelle del paese improvvisamente scomparse, travolte dal morbo. L’iniziativa arriva dal gruppo Alpini di Calendasco, guidato da Filippo Battù, che nei mesi drammatici della chiusura si è speso per mantenere le tombe in maniera decorosa. La messa all’aperto è stata celebrata da don Stefano Garilli assieme al parroco don Fabio Battiato, di fronte ai parenti di coloro che sono scomparsi nell’emergenza coronavirus, alla presenza di chi ha contribuito a tenere salda la comunità durante quelle settimane difficili, come la protezione civile locale o la pubblica assistenza o le forze dell’ordine.

Omaggio degli alpini

Gli alpini, poi, hanno scelto di rendere omaggio al loro compagno Emilio Rapalli, “andato avanti” a causa del virus proprio come accaduto anche a suo fratello, Luigi. La vita sembrava un film «Questa celebrazione è difficile quanto doverosa» ha sottolineato il sindaco Filippo Zangrandi che ha preso la parola dopo la lettura della preghiera dell’Alpino. «Quello che abbiamo vissuto è un momento che entrerà per sempre nella storia del nostro paese e di tante famiglie. L’ho vissuto dall’inizio, dalle prime riunioni in prefettura a metà febbraio quando ancora tutti ci interrogavamo sul virus e nessuno aveva ancora la percezione di quello che sarebbe successo. Ben presto siano finiti di fronte ad una realtà molto dolorosa. La nostra vita è diventata un film. Calendasco ha risposto a questa tragedia come una grande famiglia. Alla gente che ha perso i propri cari voglio dire che il loro dolore è stato il dolore di tutti noi, di tutta la comunità di Calendasco, nessuno escluso. Quando moriva qualcuno, ricevevo tanti messaggi di gente che chiedeva conferma se fosse realmente successo. E grazie agli alpini che hanno custodito i nostri cimiteri, depositari della sacralità umana, nel momento delle chiusura. Era un dovere verso le vittime di questa epidemia ».

 


22/06/2020

Alpini, 27mila ore di solidarietà e 70mila euro di donazioni

Difficile per gli alpini rinunciare agli abbracci fraterni ma le norme anticontagio lo impongono e così, l’assemblea dei delegati, slittata lo scorso febbraio a causa dell’emergenza Coronavirus, è andata in scena con rigorosa disciplina. L’appuntamento annuale con i rappresentanti di tutti i gruppi piacentini è stato ospitato dal suggestivo contesto dei chiostri del convento di Cortemaggiore. Oltre al tradizionale cappello con la penna, sui volti degli alpini sono comparse le mascherine, per molti tricolore. Le sedie dei delegati erano distanziate di un metro, una separazione solo fisica perché l’unione tra le Penne nere è indissolubile. Il presidente sezionale Roberto Lupi ha illustrato l’attività svolta nel 2019 dove spiccano le 27.177 ore di volontariato svolte dagli alpini a favore delle comunità in cui vivono e oltre 70mila euro di donazioni per vari progetti. I dati sono contenuti nel “Libro verde della solidarietà”. Nel periodo dell’emergenza gli alpini e i volontari del Nucleo di Protezione civile si sono dati da fare su numerosi fronti per aiutare le persone in difficoltà. L’epidemia di Covid ha duramente colpito la Sezione con diversi lutti. «A breve, nel rispetto delle normative - ha sottolineato Roberto Lupi - organizzeremo una Alpini, 27mila ore di solidarietà e 70mila euro di donazioni messa per ricordare chi è “andato avanti”. Ancora da definire data e luogo. I tradizionali raduni previsti quest’anno, compresa l’Adunata nazionale di Rimini, sono slittati al 2021. Anche la Festa Granda provinciale in programma a Bettola a settembre è stata spostata al prossimo anno. Per il 2021 le candidate a ospitare il raduno provinciale erano Ferriere, Monticelli e Ziano. Il prossimo febbraio è in calendario la votazione per capire a chi verrà assegnata la manifestazione che si svolgerà nel 2022. Alle tre in lizza potrebbe aggiungersi qualche altro gruppo intenzionato a ospitare l’evento. Durante l’assemblea sono stati eletti i consiglieri sezionali con la riconferma di Roberto Ronda, Gianni Magnaschi, Luigi Faimali, Giorgio Corradi, Giovanni Carini e Luigi Mercori. Il consigliere Leopoldo Gogni ha comunicato la rinuncia alla candidatura. Revisore dei conti è stato confermato Gino Luigi Acerbi mentre i tre delegati all’Assemblea nazionale sono Roberto Buschi, Graziano Franchi ed Ernestino Marchini. Presente alla riunione anche il presidente nazionale del collegio dei revisori, Roberto Migli. È stato inoltre presentato ufficialmente Pietro Busconi, nuovo direttore della rivista sezionale Radio Scarpa. Busconi riceve la stecca da Dino Lombardi, al timone per oltre 30 anni.

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08/06/2020

Festeggia il secolo tra le “sue” penne nere accanto alla moglie anche lei centenaria

Una famiglia bicentenaria, a voler fare di conto. Attilio Girandola, classe 1920, alpino del Battaglione Susa, ha compiuto il 4 giugno il secolo di vita,con al suo fianco la moglie Rosa Guglielmetti, che già in precedenza aveva superato la soglia dei cento anni. Ha il cappello d’alpino Attilio Girandola e non è il solo, perché come ormai è prassi consolidata dall’amicizia, accanto a lui - naturalmente mantenendo il metro di separazione come vogliono le regole del distanziamento sociale - ci sono numerose altre penne nere: da Bruno Plucani, ex presidente della sezione Ana piacentina, al vice presidente Pierluigi Forlini, al cappellano degli alpini don Stefano Garilli, per arrivare ad altri membri della sezione di Piacenza che non hanno voluto fare mancare il loro affetto alla famiglia Girandola in un momento così significativo. La coppia ha 8 figli, 15 nipoti e 6 pronipoti. Nato a Colla di Pradovera nel 1920, Attilio ha vissuto molti anni a Farini. Durante la Seconda Guerra Mondiale ha combattuto con il Terzo Reggimento in Francia, dove il 24 giugno del 1940 ha riportato una ferita per lo scoppio di una mina. Tornato a casa, ha lavorato come fattorino all’Inps. Oggi è a Piacenza, dove ha ricevuto la visita della sindaca Patrizia Barbieri. Non è la prima volta che la prima cittadina si presenta sull’uscio di casa della famiglia Girandola. Il perché lo spiega lei stessa. «Da questa visita si esce arricchiti - dice - dalla vita di Attilio e Rosa giunge un messaggio importante imperniato sugli stessi valori diffusi dal Corpo degli Alpini: la generosità e il valore degli affetti». «Festeggiare i cento anni di Attilio è doveroso - aggiunge - tanto più oggi che stiamo attraversando come comunità un momento molto complicato. Tutti abbiamo la necessità di avvertire calore intorno a noi e gli alpini ne danno tanto ». I due protagonisti di giornata, Attilio e Rosa, sposati da 79 anni, sono emozionati. Alzano il bicchiere al brindisi sulle note di un canto alpino, poi dalla tavola imbandita si scopre la torta con scritto “Tanti Auguri - 100”, sulla quale una candela accesa fa brillare una mattina di pioggia fine. Vicino a loro ci sono i figli, gli occhi di Attilio sorridono, dice che è felice di festeggiare con gli alpini questo traguardo. «Abbiamo fatto tanti sacrifici - interviene Rosa - se penso che non avevamo neppure l’acqua per lavarci. Ora abbiamo molto più tempo e lo trascorro pregando ». _

Filippo Lezoli

 


07/06/2020

Una preghiera e un grazie agli alpini

Egregio direttore, nel pieno delle pur doverose celebrazioni ufficiali, cui tanti politici e autorità hanno partecipato, sullo spirito di sacrificio e il senso civico manifestati dai piacentini durante la recente pandemia, voglio citare un episodio non meno importante e anche più autenticamente intenso. L’amico Domenico mi ha raccontato di essere stato avvicinato in piazza Duomo da due turisti bergamaschi che gli hanno chiesto informazioni sulla chiesa. Alla risposta che si trattava del Duomo i due gli hanno riferito che là erano diretti per pregare proprio in quel luogo sacro e ringraziare gli alpini piacentini che pur in un momento così drammatico per la loro città tanto si erano adoperati per aiutare la popolazione bergamasca. Voglio condividere con tutti i lettori l’emozione da me provata davanti a questa testimonianza tanto vera.

Gian Carlo Savini Piacenza

 


06/06/2020

I volontari e il Covid “Nel Mirino” racconta il meglio di PiacenzaScout, soccorritori sanitari, operatori di protezione civile e non solo. Ad alimentare il motore piacentino della macchina anti-Covid sono stati soprattutto loro: i volontari. Uomini e donne di qualsiasi età, che durante la terribile allerta da coronavirus si sono ritagliati un’importante fetta di tempo per dare una mano sul campo: in ambulanza, nei reparti ospedalieri, fra i nuovi poveri e in tutti gli altri luoghi “caldi” dell’epidemia. Alcune delle loro testimonianze sono state raccolte nel corso dell’ultima puntata di “Nel Mirino”, il format d’approfondimento di Telelibertà in onda ieri sera sul canale 98 del digitale terrestre (repliche in programma oggi, sabato, alle 9 e alle 17 su Telelibertà). Gli ospiti - intervistati dal direttore Nicoletta Bracchi - sono stati il coordinatore di Anpas Paolo Rebecchi, il presidente provinciale della Croce Rossa Alessandro Guidotti, il referente dei volontari di protezione civile Leonardo Dentoni, l’alpino Maurizio Franchi e il caposcout di Agesci Alessandro Tosca. «Ricordo bene la giornata del 21 febbraio, lo scoppio dell’emergenza nel Lodigiano - premette Dentoni -. Mi trovavo in Liguria, in gita con i miei genitori quasi ottantenni. Sono entrato in una trattoria e ho sentito la notizia dei primi contagi a Codogno. A quel punto mi si è gelato il sangue. Continuavo a pensare a cosa sarebbe successo di lì a poco anche a Piacenza. Ho chiamato gli operatori in città per iniziare a predisporre mezzi e attrezzature…». Nel nostro territorio l’epidemia ha mietuto tante, troppe vittime. Ma se le ripercussioni non sono state ancora più drammatiche, il merito va anche ai volontari: «Quasi nessuno di loro si è tirato indietro - sottolinea Rebecchi -. Anzi, abbiamo ricevuto una pioggia di richieste da parte di persone che volevano mettersi in gioco per dare una mano alla popolazione». Tra questi c’erano tanti giovani dal cuore d’oro, come gli scout di Agesci: «Il nostro motto è “Del nostro meglio” - spiega Tosca - e così abbiamo fatto, in particolare intervenendo in sostegno alle nuove fasce di povertà create dalla crisi economica da Covid». L’attività più dura della squadra di protezione civile è stata all’apice dell’epidemia, alla fine di marzo, quando il forno crematorio non riusciva più a gestire l’incessante arrivo di salme: «Abbiamo fornito i condizionatori per raffreddare le tende in cui conservare i defunti - ha ricordato Dentoni con la voce rotta dall’emozione - e abbiamo collocato un tir frigorifero nel piazzale del cimitero per ricoverare le bare in attesa di cremazione. In media, ogni giorno, avevamo cinquanta volontari impiegati in città e provincia. Chi vive fuori Piacenza non capisce davvero il dolore affrontato ». Per Rebecchi «questa esperienza ci ha mostrato quanto siamo fragili, rendendoci un po’ più vulnerabili nella quotidianità che stiamo vivendo oggi». Guidotti non può dimenticare «il senso di impotenza provato davanti all’impossibilità di soddisfare immediatamente tutte le richieste di ambulanze, perché i mezzi di Croce Rossa erano già occupati con altri pazienti in condizioni critiche. In questo clima è emerso un clima di collaborazione ancora più forte. La nostra associazione ha effettuato il trasporto di oltre 2.700 persone per casi legati al coronavirus». Anche per Rebecchi «era allucinante vedere trenta o quaranta chiamate di soccorso in attesa contemporaneamente, nonostante il numero esorbitante di ambulanze a disposizione ». «Lo sforzo di Anpas - ha aggiunto - è stato pazzesco: 10.600 servizi, 385mila chilometri percorsi tra febbraio, marzo e aprile. A fine turno le facce degli operatori non erano più le stesse ».

Gli alpini a Bergamo Non solo a Piacenza.

L’impegno spontaneo dei volontari è andato ben oltre: «Un gruppo di penne nere del nostro territorio - evidenzia Franchi, coordinatore dell’unità di protezione civile degli alpini - si è reso disponibile per collaborare nell’ospedale da campo allestito all’esterno del nosocomio di Bergamo». Impossibile infine non citare l’enorme mole di donazioni, messaggi di supporto e disegni regalati dai bambini: «Segnali fondamentali - confermano Rebecchi e Guidotti - per dare la spinta negli attimi in cui il mondo sembrava crollarci addosso

Thomas Trenchi

 

02/06/2020

Castello, un Tricolore per il monumento dedicato agli alpini

In vista della festa della Repubblica, che ricorre oggi, gli alpini di Castelsangiovanni hanno voluto collocare un Tricolore in bella vista in quello che per loro è un luogo simbolo. Si tratta del monumento all’Alpino, in viale Fratelli Bandiera, dove anni fa era stato inaugurato un piccolo slargo con una stele che raffigura un alpino a fianco di un mulo. «Lo abbiamo fatto – dice il capogruppo Alessandro Stragliati – come segno del nostro attaccamento alla patria, in vista della festa della Repubblica». A causa delle misure restrittive, gli alpini non potranno oggi festeggiare in maniera corale, ma lo faranno idealmente, proprio come alcuni giorni fa hanno rivolto una affettuoso pensiero a uno dei loro decani: Luigi Fellegara. Lo storico alpino, che in passato è stato nominato Castellano dell’anno, ha soffiato sulle sue novanta candeline. «Gli siamo vicini con affetto – dice Stragliati –. Avremmo voluto festeggiarlo tutti insieme ma le misure restrittive al momento non lo consentono. Gli rivolgiamo comunque un augurio da parte di tutta la sezione»._MM

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01/06/2020

Sette stelle al merito fra tutori dell'ordine e militanti anti-Covid

Militari, tutori dell'ordine, spesso Impegnati In prima persona nei giorni più duri ddell'emergenza Covid. Sono i sette volti di chi domani in prefettura riceverà le tradizionali onorireficenze dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Eccoli di seguito e nell'articolo a fianco.

Generale Santamaria
Impegnato nei glomi dell'emergenza con l'ospedale mlitare da campo allestito negli spazi del Polo di Mantenimento Pesante Nord, una onorificenza va al maggior generale Sergio Santamaria, da ottobre 2018 direttore del Polo.Nell'ambito della sua carriera militare, oltre ad aver svolto molteplici incarichi di comando, ha guidato l'ufficio del Capo Dipartimento Trasporti e Materiali presso il Comando Logistico dell'Esercito, ha assunto nell'ambito dell'Operazione Sabina l'incarico di Comandante del Raggruppamento "sisma", con il compito di coordinare le forse della DIfesa impegnate per il soccorso alla popolazione in occasione dei terremoti che hanno colpito il centro Italia. Dal 19 maggio 2027 al 27 settembre 2018 è stato comandante del Comando dei Supporti Logistici e custode della Bandiera di Guerra dell'Arma Trasporti e Materiali. Il Generale Santamaria inoltre è stato impiegato all'estero nell'ambito dell'AMF quale Comandante dell'Nse del contingente Italiano e delle forze di pace delle Nazioni Unite in Mozambico ed in Libano. Ha partecipato, tra l'altro, anche all'operazione £Enduring Freedom" conn il contingente Nibbio in Afghanistan quale Comandante Gsa.

Pierluigi Forlini

Dal 2013 Pierluigi Forlini è vicepresidente sezionale degli Alpini di Piacenza e dal 2017 è capogruppo degli Alpini di Borgonovo Valtidone. Pensionato, ha svolto la propria attività prima presso il Dazio Doganale di Borgonovo Valtidone, poi in qualità di responsabile ha operato presso l'Azienda Ime di Borgonovo. Successivamente ha prestato servizio come capo reparto collaudo presso la Petroltubi di Castelsangiovanni per terminare po la sua attività gestendo in Borgonovo Vlatidone il distributore già condotto dal padre. Nell'ambito della Associazione Alpini nel 2011 ha ricoperto anche l'incarico di rappresentante di Vallata Alta Valtidone.



25/05/2020

«L’aiuto a Pro loco e Comune nel segno dell’amico Salvatore»

San Giorgio ha pagato un prezzo altissimo nel corso di questa pandemia, perdendo personalità che sembravano immortali, colonne di un paese che sentirà per sempre la loro mancanza. Tra i “monumenti” portati via da questo maledetto virus c’era anche Salvatore Pizzi; lui il paese lo aveva nel cuore e per il paese ha sempre donato tutto sé stesso. Salvatore se n’è andato a 72 anni, carattere forte, di quelli che se ti devono dire una cosa in faccia lo fanno senza neanche pensarci troppo. L’entusiasmo e la passione nel realizzare iniziative rivolte alla comunità l’hanno sempre contraddistinto. Salvatore era un alpino: fiero e sempre a disposizione per la propria sezione. «Salvatore ha posato lo zaino ed è andato avanti. Non è facile spiegare il vuoto che ha lasciato, ma di un aspetto sono certo: Salvatore mancherà a tutti». Sono le parole di Graziano Franchi, Capogruppo degli Alpini San Giorgio, associazione attiva nel territorio nella realizzazione di eventi come la storica castagnata di Piazza Marconi, l’allestimento delle luminarie natalizie e le frequenti visite alle scuole del paese e alla casa di riposo Ceresa. Un impegno continuo nel quale era «L’aiuto a Pro loco e Comune nel segno dell’amico Salvatore» fondamentale l’apporto di Salvatore: un punto di riferimento del volontariato sangiorgino. Salvatore ha lasciato - oltre che una comunità sofferente - la moglie Annamaria e la figlia Samantha il 12 marzo scorso e, a parte i famigliari, nessuno ha potuto salutarlo come avrebbe meritato: per questo il Capogruppo Franchi tiene ad annunciare che appena sarà possibile, gli Alpini di San Giorgio - in accordo con il parroco Don Claudio Carbeni - dedicheranno una messa di suffragio in ricordo di Salvatore e di tutte le penne nere che ci hanno lasciati prematuramente. «Il dolore per la perdita di Salvatore è incalcolabile e ancora vivo in tutti noi, ma non c’era modo migliore per omaggiare la sua persona che continuare a lavorare per il nostro paese», commenta Franchi che sottolinea le collaborazioni con Comune e Pro loco, volte ad aiutare i più bisognosi. Il Gruppo Alpini non si è mai fermato, proprio come amava fare Salvatore, e nel suo ricordo ha scelto di elargire parte del fondo cassa dell’associazione alla Pubblica Assistenza San Giorgio, alla Casa di riposo Ceresa ed alla raccolta fondi ideata per permettere la consegna di spese alle famiglie più precarie. «Abbiamo voluto esserci in questa difficile situazione» afferma Franchi. Salvatore con lo spirito critico che lo contraddistingueva, da lassù, sarà sicuramente orgoglioso

Marco Vincenti



05/05/2020

«Esercito e città cresciuti insieme perfetta sinergia che resiste»

Il 4 maggio 1861 un provvedimento dell’allora ministro della Guerra Manfredo Fanti decretava la fine dell’armata sarda e la nascita dell’Esercito Italiano. Una data storica che oggi ricordiamo, nel 159esimo anniversario dell’Esercito, attraverso le parole del Maggiore Generale Sergio Santamaria, direttore del Polo di Mantenimento Pesante Nord di Piacenza.

Maggiore Generale, quello tra l’Esercito e Piacenza è un binomio dagli antichi natali che ancora oggi produce i suoi effetti.

Città ed esercito sono praticamente cresciuti insieme se pensiamo che dal 1863 a Piacenza esisteva già un ente dell’Esercito Italiano. Si trattava della divisione di artiglieria collocata a Palazzo Farnese. Il 4 maggio è un giorno speciale che credo sia doveroso celebrare con la cerimonia dell’Alza bandiera e la resa degli onori ai caduti di ogni epoca. L’esercito non ha mai mancato di fornire il proprio supporto alla comunità piacentina anche in epoca recente: prima del supporto logistico all’allestimento dell’ospedale da campo in piena emergenza Covid, ricordo anche l’intervento del secondo reggimento del Genio Pontieri durante l’ultima piena del Po. Non è un caso, allora, che le manifestazioni d’affetto arrivate oggi siano così tante. Oltre al sindaco e al prefetto, vogliamo ringraziare anche «Esercito e città cresciuti insieme perfetta sinergia che resiste» la società industriale ed economica per la sensibilità dimostrata nei nostri confronti, anche attraverso cospicue donazioni; per noi testimoniane che costituiscono la motivazione ideale per proseguire il compito che deriva dal nostro giuramento, ovvero quello di difendere il nostro paese fino all’estremo sacrificio. Mi permetta anche una commossa preghiera per chi non ce l’ha fatta durante l’epidemia. E un ringraziamento alle donne e agli uomini del secondo reggimento del Genio Pontieri, al Polo Nazionale Rifornimento e al Polo di Mantenimento Pesante Nord, ma anche al personale civile della Difesa che ho l’onore di dirigere e che lo stesso giuramento porta nell’animo.

Torniamo all’ospedale da campo militare in emergenza Covid: non è stato solo un punto di riferimento sanitario, ma anche emotivo. i pazienti hanno raccontato di aver trovato lì una seconda famiglia

Una delle cose più brutte che questa epidemia porta con sé è la solitudine del paziente. È tutto affidato a chi gli è intorno. Il soldato che si trova lontano dal suo paese è abituato a questa situazione e quando avverte negli altri questa sensazione di solitudine, è pronto a comportarsi di conseguenza. Così il personale sanitario militare sostituisce i pezzi mancanti della nostra famiglia. È nel suo nostro dna, farlo e costruire una famiglia, che sia nella buca di una trincea o nella una stanza di un ospedale.

Per un giovane che si affaccia all’età adulta, cosa direbbe che rappresenta oggi l’esercito italiano?

Un punto di riferimento, ma solo per chi ha l’ambizione di fare qualcosa per la propria nazione che va aldilà di ciò che è comune. Quello con l’Esercito è l’unico contratto al mondo che prevede anche l’estremo sacrificio. Un donarsi che va al di là di ogni compito. Non serve solo scienza, coscienza e addestramento, ma soprattutto grande cuore e animo nobile e gentile. Poi c’è vero spirito di comunità nel dover reagire a situazioni di estrema fragilità, dove l’unità tra esseri umani è l’unica vera forza per arrivare all’obiettivo.

Si parla in questi giorni della possibilità di restituzione alla cittadinanza dell’ex ospedale militare. Cosa ne pensa?

Penso possa essere una soluzione, ma vanno fatte le giuste valutazioni finanziarie. Noi siamo pronti a poterlo cedere, ma penso che il comune abbia già le idee chiare sull’argomento e potrebbe essere una soluzione per guardare al futuro con lungimiranza. Si tratta di strutture importanti e dobbiamo trovare una loro giusta finalità per evitare di fare cattedrali nel deserto. Ma si sta lavorando in questo senso.

Cos’ha trovato umanamente lei a Piacenza?

Da meridionale poi arruolato nelle truppe alpine, ho sofferto un iniziale pregiudizio verso i piacentini chiusi. E invece, devo dire che ho trovato una città dell’accoglienza e del passaggio, una città con belle persone, non scontrose ed ospitali. Al massimo, timide. Il piacentino non riesce a farsi pubblicità perché umile e laborioso. Come tutte le persone di confine ha saputo prendere il meglio: la laboriosità del lombardo così come l’ospitalità dell’emiliano. Spero veramente di essere un piacentino a Piacenza, e ringrazio chi intorno a me mi ha fatto sentire a casa. Il sistema piacentino, come ha giustamente sottolineato il prefetto Falco, è un sistema vincente in cui le capacità dei singoli vengono amplificate dal lavoro di squadra.



20/04/2020

<<Quella quarantena in stalla ci salvò tutti dal contagio>>

Stare chiusi incasa non è uguale per rutti. C'è chi può permettersi una gabbia dorata e chi deve arrangiarsi in un monolocale con angolo cottura. Restrizioni e divieti sono prorogati al 3 maggio con buona pace dei ponti del 25 Aprile e del 1 Maggio ben ''sacrificati" alla rutela della salute. Da Podenzano arriva un amarcord che risponde a chi comincia a non poterne più distare in casa. «Ragazzi, io ho passato una quarantena in una stalla» dice Giorgio Rossi volto noto anche per essere guida senior Coldiretti Piacenza e vicepresidente regionale dei pensionati dell'organizzazione agricola. Sia chiaro non stavolta, era il '68 ma il ricordo non ha nulla a che vedere con la contestazione giovanile. Rossi quell'anno prestava servizio come alpino nella 71ma compagnia battaglione Gemona. Un nome che evoca il sacrificio della guerra ma anche il servizio alla comunità (si pensi solo all'opera di soccorso durante il terremoto nel Friuli del I 976). «Appena è scoppiata l'emergenza Covid-19, con la decisione della zona rossa nel Lodigiano · dice Rossi· mi sono subito ricordato delle regole che salvarono me e i miei commilitoni da un'epidemia di meningite acuta. Ieri, come oggi, la prescrizione è una sola: stare lontani gli uni agli altri>. Il passato torna con prepotenza soprattutto quando si ritrovano vecchie foto e  Giorgio Rossi ne ha trovata una di lui insieme a Giuseppe Schiavi di Mezzano Scotti e alla mula Dannata. «Che in realtà, a dispetto del nome, era buonissima». E' da qui, da quell'immagine in bianco e nero, che nasce il racconto. « Eravamo in Friuli, a Pontebba • ricorda Rossi · era il 2 febbraio del 1968 quando partimmo per il campo invernale che consisteva nel raggiungere baite negli alpeggi che diventavano campi base per esercitazioni. C'era la compagnia miltragliatori e la compagnia che conduceva una ventina di muli che portavano viveri, fieno, munizioni e tutto quello che serviva. Procedevano in fila, mettemmo le racchette ai piedi perché nevicava tanto e avanzavamo fra mezzo metro di neve fresca. Si decise di formare la compagnia per permettere al tenente di passare in rassegna il gruppo, verificare le condizioni per poi fare rapporto al capitano. Mi resi conto che c'era qualcosa che non andava: il tenente si rivolse a me, che ero caporale, dicendomi che c'era un ragazzo che stavamale e di caricare la sua mitragliatrice sul mulo. Mi avvicinai a quel ragazzo e non dimenticherò mai il suo sguardo, il suo viso paonazzo mentre mi diceva che gli girava la testa. Raggiungemmo la baita dove, messi giù i sacchi a pelo, facemmo subito sdraiare il ragazzo. Ormai era sera e la neve non mollava. Smontato dal turno di guardia, nella notte gli portavo da bere, sciogliendo la neve nel mio gavettino. Lui non migliorava e, al mattino seguente, aveva più di 39 di febbre. Lo portammo a valle a dorso di una mula bravissima che si chiamava Dannata e fu subito portato all'ospedale di Udine. Quanto a noi, fummo accompagnati con i camion nella caserma di Paularo. Era vuota ma ci fecero sistemare nella stalla con la prescrizione di mantenere due metri di distanza l'uno dall'altro. Eravamo una sessantina di ragazzi. Stessa distanza andava tenuta anche al momento del rancio. Mi avvicinai al tenente chiedendo spiegazioni: "C'è arrivata comunicazione che quel ragazzo ha meningite acuta" fu la risposta. Ero un po' preoccupato ma da giovani si reagisce a tutto con ottimismo. E quella quarantena senza esercitazioni, in compagnia dei transistor per sentire il festival di Sanremo, non fu un sacrificio. C'erano altri tre piacentini con me: Roberto Palumbo di Vigolzone, Giuseppe Schiavi di Mezzano Scotti e Gelmetti di Cortemaggiore. Con loro ci vediamo alle adunate. Perché racconto oggi questo aneddoto della mia vita. Perché nessuno di noi rimase contagiato. Ieri, come oggi, la regola del distacco fisico è la vera arma contro la dilfusione dell'epidemia».

Paola Romanini

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27/03/2020

Raccolta fondi a quota 710mila euro generosità dagli alpini di Bettola e Perino

Ha superato i 700mila euro la raccolta fondi “Aiutiamo chi ci aiuta” attivata da Editoriale Libertà a sostegno degli ospedali piacentini. Molte risorse sono già state subito garantite all’Ausl, per dare “ossigeno” nella battaglia incessante al virus. Ognuno ha cercato di fare la sua parte e ogni euro è importante. Le ultime in ordine di tempo arrivano dagli Alpini di Bettola e da quelli di Perino, due gruppi che anche in questa occasione hanno saputo dare dimostrazione di generosità. «Quando c’è bisogno noi ci siamo e con il nostro contributo vogliamo realmente “Aiutare chi ci aiuta” in ore così sofferte e dolorose. Abbiamo voluto “cucire” una parte di questa preziosa coperta della solidarietà», dicono dal gruppo di Perino. «Il grande cuore degli alpini piacentini, stimolato dal presidente Roberto Lupi, ha dato prova di sè in diversi modi», aggiungono da Bettola. «Come Penne nere bettolesi abbiamo donato 2mila euro sulla raccolta fondi voluta da Libertà. Vogliamo essere uniti e solidali con coloro che combattono in prima linea. In quest’ora triste e buia, siamo convinti in una luminosa ripresa. Viva l’Italia, viva gli alpini», Tante le iniziative anche spontanee di solidarietà nel territorio per l’Ausl: ad esempio, tra i giovani, c’è chi ha donato anche le proprie quote del fantacalcio, raggiungendo 600 euro, come dimostrato a Travo (Fantasimo’s). Si ricorda che si può ancora donare e ogni centesimo sarà consegnato all’Ausl: il conto corrente, intestato a Editoriale Libertà spa, all’istituto Credit Agricole, ha come numero dell’Iban IT73G0623012601000032269604. La Fondazione Libertà ha donato subito 100mila euro. _malac.



25/03/2020

Per i nostri ospedali più di 620mila euro sul conto di Libertà

Supera i 600mila euro - precisamente sono 627mila - la raccolta fondi voluta da Editoriale Libertà a sostegno degli ospedali piacentini. In due settimane, sono state tantissime le donazioni arrivate sul conto corrente aperto in Credit Agricole, nella lotta al coronavirus. “Aiutiamo chi ci aiuta” è il nome dato a questa sottoscrizione, sulla quale Fondazione Libertà ha da subito garantito 100mila euro. Solidarietà e aiuto fanno sempre rima con Alpini e l’ultimo aiuto è arrivato proprio da loro, perché la loro disponibilità e il loro impegno a favore di chi ne ha bisogno è risaputo e anche questa volta le Penne nere non sono mancate all’appello. Il Gruppo alpini di Carpaneto, col capogruppo Daniele Mazzoni, ha deciso infatti di sottoscrivere una donazione di cinquemila euro in favore dell’iniziativa, ribadendo “Aiutiamo chi ci aiuta”, un motto che è diventato ormai un collante sociale, consapevoli che negli ospedali si stia combattendo da più di un mese una guerra contro un nemico pericoloso e invisibile. Il gruppo alpini è da sempre molto attento ai bisogni della comunità e, anche a Carpaneto, oltre a donare attrezzatura a varie associazioni o enti, tiene curato il viale delle Rimembranze e il monumento ai Caduti. Questa volta si è autotassato per aiutare gli ospedali. Ormai anche i compleanni non sono più tali: impossibile festeggiare, con un numero di morti così alto. Così il sindaco di Cerignale Massimo Castelli ha chiesto a chi volesse fargli un regalo o un augurio di girarlo direttamente sul conto aperto da Editoriale Libertà per l’Ausl: «Il 26 marzo è il mio compleanno. I vostri auguri mi renderanno felicissimo. Di solito mi bastano, ma questa volta vi chiedo anche un regalo, aderire alla sottoscrizione del quotidiano Libertà e donare un po’ di euro all’ospedale di Piacenza, che si sta dimostrando un presidio sanitario sociale e umano indispensabile, fatto di uomini e donne eccezionali, che rischiano per noi è i nostri cari». Aiuti sono arrivati anche da Milano, dove risiedono alcuni originari del Piacentino, come Irma Malchiodi. E addirittura anche da regioni non vicine come il Trentino, come nel caso di Alberto Bentini. Ricordiamo l’Iban IT73G062301260100003226960 4: causale “Aiutiamo chi ci aiuta” o “Sostegno agli ospedali piacentini”. Si ricorda che il conto corrente è intestato a Editoriale Libertà spa e che è ancora possibile fare uno sforzo di generosità per uscire da quest’incubo. _Elisa Malacalza_Fabio Lunardini

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22/03/2020

Addio a Ferrari, Agazzano perde il suo alpino di ferro

Agazzano ha perso Italo Ferrari, il suo “alpino di ferro” dal sorriso dolce. Solo pochi mesi fa Italo (così veniva chiamato, ma il suo vero nome era Vittoli) aveva tagliato il traguardo dei 100 anni, portati con fierezza. Fino a che ha potuto Ferrari è sempre stato presente a tutte le manifestazioni, dalle ricorrenze di inizio novembre a quelle per la Liberazione e anche alle adunate alpine. Lo scorso anno aveva dovuto arrendersi all’inesorabile trascorrere del tempo e non aveva partecipato alle celebrazioni del 4 Novembre. Dalla sua abitazione di Agazzano aveva però seguito con lo spirito e con il suo inseparabile cappello alpino. Italo Ferrari, oltre ad essere l’alpino più anziano del gruppo di penne nere agazzanesi, era stato anche presidente onorario dei Combattenti e Reduci, sempre della sezione agazzanese. «Purtroppo - dice il capogruppo degli alpini Emanuele Boccellari - a causa della situazione attuale non potremo rendergli onore con la nostra presenza, come Italo avrebbe meritato». «Quest’anno tra l’altro - aggiunge il capogruppo - avremmo dovuto consegnare a lui la stecca alpina che ogni anno consegniamo ad un alpino della nostra sezione che si è contraddistinto per particolari meriti. Per noi Addio a Ferrari, Agazzano perde il suo alpino di ferro equivale ad un riconoscimento quale alpino dell’anno. Avevamo scelto lui - prosegue il capogruppo - perché nel 2019 Italo aveva compiuto 100 anni e ci pareva doveroso tributargli questo riconoscimento». La stecca verrà comunque consegnata idealmente dagli alpini di Agazzano al loro amato decano. Sempre gli alpini, insieme a tutte le autorità e anche ai Combattenti e Reduci, lo scorso autunno avevano festeggiato con Ferrari il traguardo dei 100 anni di vita nella sua casa di Agazzano dove si è spento circondato dai suoi famigliari. In quell’occasione gli erano state consegnate alcune targhe, tra cui una che, in un gioco di simboli e disegni, tracciava un parallelo tra i 100 anni degli alpini, nati a Milano nel 1919, e il secolo di vita di Ferrari. Originario della frazione di Sarturano Ferrari in passato era stato insignito della Croce di Guerra. Arruolato negli alpini Italo partì il 17 marzo del 1940 per la Grecia e l’Albania, dove fu spedito a combattere prima di essere mandato in Francia, passando per la Jugoslavia. Mentre era in Francia in Italia si consumava l’armistizio dell’8 settembre. «Da Grenoble me la feci tutta a piedi fino a Torino» aveva raccontato a Libertà. Con un treno e con mezzi di fortuna riuscì ad arrivare a Castelsangiovanni e poi finalmente ad Agazzano. Domani l’estremo saluto solo per i familiari.



21/03/2020

Come un pit stop: quelle ambulanze in dieci minuti subito sanificate

È un impegno senza sosta e fondamentale quello dei volontari della protezione civile che quotidianamente sanificano le ambulanze che trasportano i pazienti colpiti dall’epidemia di Coronavirus. Sono in tutto una quindicina i volontari che in queste settimane si occupano della pulizia delle ambulanze. In via Anguissola, nell’area allestita con una tenda, l’operazione riguarda circa 70 mezzi al giorno. In questa fase di grande emergenza che sta coinvolgendo la nostra città e l’intera nazione, a presiedere l’attività di pulizia è Maurizio Franchi, coordinatore degli alpini e dell’Unità di protezione civile di Piacenza. «In questi giorni - spiega Franchi - il nostro compito è quello di sanificare le ambulanze che sono in servizio per contrastare l’emergenza dovuta al contagio da Covid-19. Di fatto accogliamo i volontari che arrivano qui e li aiutiamo a eseguire le operazioni di decontaminazione del veicolo nella maniera più corretta». Si tratta di un lavoro in parte manuale e in parte automatico. Oltre al personale, che si alterna in base a turni che non conoscono la differenza tra giorno e notte, l’unità dispone infatti di una macchinario a forma conica che viene posto all’interno dell’ambulanza, successivamente chiusa, che viene poi decontaminata in automatico grazie a una modalità che richiama quella dei comuni aerosol. «Una volta che l’operazione di pulizia è completata - aggiunge Franchi - distribuiamo i nuovi Dpi (Dispositivi di protezione personale) a coloro che prestano servizio sull’ambulanza, i quali sono così pronti per ripartire e rispondere ad altre chiamate». Un’operazione piuttosto rapida, che complessivamente non comporta più di dieci minuti. «Il lavoro della macchina per essere portato a compimento impiega cinque minuti - spiega Franchi - ai quali ne vanno aggiunti altrettanti per la pulizia fatta dagli operatori». _f.lez



21/03/2020

Tempi record l’ospedale militare parte domattina

Sarà operativo da domani mattina l’ospedale da campo dell’Esercito Italiano in corso di allestimento nell’area dell’ex Arsenale di Piacenza, oggi Polo di mantenimento pesante. I lavori, iniziati giovedì mattina e proseguiti anche di notte, termineranno nella tarda serata di oggi. Tre giorni dunque per vedere in funzione quello che sarà il 9° Reparto Covid-19 dell’ospedale Guglielmo da Saliceto. Quaranta posti letto per ricoverati di media gravità, gestiti dalla sanità militare, che andranno ad integrare i posti letto della sanità civile alleggerendola. Sanità civile che «non è al collasso - ci tiene a precisare il generale Sergio Santamaria, comandante del Polo -, questa operazione è stata pensata per tenerci un margine di manovra e sicurezza. Senza riserva non vince nessuna battaglia. E qui è la stessa cosa». Il primo pensiero del generale è per le vittime e i loro cari: «Piacenza ha più di 230 morti, voglio dire alle loro famiglie che gli siamo vicini con il cuore». Poi ritiene importante evidenziare come per la realizzazione della struttura provvisoria ci sia stato un lavoro di squadra tutto piacentino: «Il grande contributo del 2° reggimento Genio Pontieri nella preparazione del terreno e nei sottoservizi; l’altrettanto grande contributo dell’Arsenale, con i suoi dipendenti civili, fabbri, falegnami, elettricisti, muratori, operai semplici che si sono dati disponibili, tutti piacentini che stanno lavorando per la loro città». Ma anche la gente, i normali cittadini, quelli che abitano in via XXIV Maggio: «Quando hanno visto arrivare questi mezzi dell’Esercito, quando hanno visto mettersi in moto tutto il sistema, hanno incominciato a mettere fuori delle bandiere italiane, poi degli striscioni con frasi come “Forza ragazzi”, “Ce la faremo”. Quei messaggi, quegli incoraggiamenti si sono trasformati in un’adrenalina che ha trascinato tutto il personale civile e militare ben al di là dei suoi compiti istituzionali». Santamaria evidenzia come il ministro della Difesa in persona, Lorenzo Guerini, abbia voluto che qui a Piacenza nascesse tutto questo. «Sì, mi ha telefonato - conferma -, sono in contatto telefonico con la Difesa, conosce bene le esigenze che abbiamo qui a Piacenza e i margini di manovra che dobbiamo avere. Ecco perché questo ospedale è stato allestito da noi». Il generale osserva poi come non esista alcun pericolo per le abitazioni intorno all’ex Arsenale. «E’ come abitare di fianco ad un ospedale normale» fa presente. «Ci sono procedure poi molto rigide - continua - dal punto di vista igienico- sanitario anche da parte del personale, anche solo per passare da un’area all’altra del campo». L’ospedale da campo è formato da una trentina di moduli (tende) provenienti soprattutto dal 1° Reparto Sanità Torino e in parte da Bellinzago Novarese, dove ha sede il 3° Reparto Sanità Milano. Il Torino è un reparto storico con una grande esperienza anche nelle missioni all’estero come in Kurdistan, Libia, Mozambico. Solo la parte clinica consta di una trentina di tende. In più c’è quella logistica. Tutta la struttura è in un’area circoscritta e isolata dal resto del Polo con un’entrata-uscita dedicata in via XXIV Maggio. Solo da lì si potrà accedere, non dall’ingresso di viale Malta. E’ un’area fortemente collegata all’ospedale di Piacenza da una sorta di cordone ombelicale sanitario comunicante. Un’area che i piacentini hanno già avuto modo di conoscere. L’ospedale da campo viene costruito proprio nella zona che lo scorso novembre ospitò le migliaia di alpini del raduno del II Raggruppamento. «Proprio in quell’area - osserva Santamaria -, a dimostrazione che l’Arsenale di Piacenza è una parte integrante della città, nei momenti belli e nei momenti difficili». Come questo, dove sembra di essere in guerra. «Ma non è propriamente una guerra tradizionale - corregge il generale - qui conosciamo il punto debole del nemico e nella guerra vera è difficile capirlo. Sappiamo come si trasmette, quindi dobbiamo stare a casa, avere pazienza, dare ognuno di noi il nostro contributo. Qui il cittadino è strategico perché se il cittadino sta a casa si vince. E chi deve per forza uscire per fare la spesa o lavorare conosce le procedure da tenere. Sono quelle il punto debole del nemico. Se osserveremo le regole sono sicuro che lo sconfiggeremo». Federico Frighi

 


20/03/2020

Donazioni all’ospedale: rinforzi dagli Alpini

Si aggiungono anche le mani forti e concrete degli alpini alla lunga catena di solidarietà che l’attuale emergenza sanitaria ha messo in moto per sostenere lo sforzo dei presidi ospedalieri piacentini. Le penne nere dei gruppi valtidonesi hanno unito le forze e hanno messo insieme 4mila euro da destinare all’ospedale unico della Valtidone e Valluretta di Castelsangiovanni. I gruppi coinvolti nella raccolta fondi sono quelli di Pecorara, Pianello, Ziano, Borgonovo e Castelsangiovanni. Si tratta di decine di penne nere che, dopo un breve consulto tra i diversi capigruppo, hanno deciso di raccogliere la somma da destinare in beneficenza. Ogni gruppo ha donato quanto poteva, in base alle proprie disponibilità. «I 4mila euro - dice il capogruppo di Castelsangiovanni Alessandro Stragliati - li destineremo a favore dell’acquisto di materiale sanitario necessario a fronteggiare l’emergenza dovuta al Covid 19». L’ospedale di Castelsangiovanni, ricordiamo, è stato interamente destinato a questa emergenza. Accoglie cioè in questi giorni solo malati affetti da coronavirus. Per questo tutti i reparti sono stati riorganizzati ed è stata potenziata la terapia intensiva. Anche altre associazioni e semplici privati si sono messi a disposizione e hanno donato soldi e materiale utile al presidio ospedaliero valtidonese._MM

 


18/03/2020

Palombi, l’alpino che imbandierò la città «Schivo ma sempre pronto a impegnarsi»

Non amava apparire Luciano Palombi ma, come spiega il presidente della sezione Alpini di Piacenza Roberto Lupi, «bastava chiamarlo ed eri sicuro che ci sarebbe stato». Anche lui purtroppo è ora tra le vittime del coronavirus: dopo il contagio e il ricovero se n’è andato in pochi giorni. Aveva ottant’anni portati così bene che anche al raduno del secondo raggruppamento alpini svoltosi nell’ottobre dell’anno scorso aveva “imbandierato” tutta Piacenza. E poi aveva anche preparato da mangiare per tutti perché in questo era un gran maestro: prendersi cura degli altri. Oggi che è mancato, le penne nere di Piacenza non possono prendersi cura di lui: le norme anti-contagio lo vietano, ma il cordoglio e il dolore per l’improvvisa scomparsa dell’amico restano forstissimi. «Non era di quelli che amavano apparire – spiega Lupi – anzi proprio l’opposto. È sempre stato iscritto alla nostra associazione e per tre mandati, cioè per nove anni, è stato anche consigliere di sezione. Era stato anche insignito dell’onorificenza di cavaliere della Repubblica: ricordo che ne era molto orgoglioso, ci teneva. Quando è stata costituita l’unità di protezione civile, lui è stato uno dei primi della nostra sezione a farne parte e ne ha fatto parte fino a poco tempo fa, quando per raggiunti limiti di età ha dovuto lasciare. Ma l’impegno da alpino quello no, non lo ha mai abbandonato ». Nato a Travo, ma ormai residente in città, vedovo da qualche anno, Palombi lascia due figli e i nipoti: «Non spetta a me dirlo, ma alla sua famiglia era molto attaccato – continua Lupi – e poi veniva la famiglia delle penne nere: Luciano era un grande alpino e un grande uomo, sempre disponibile e presente. Tutti ricordiamo il suo impegno durante la grande adunata nazionale del 2013 e, in tempi più recenti, al raduno del secondo raggruppamento svoltosi l’anno scorso: faceva parte della Commissione dell’imbandieramento e così aveva tappezzato tutta la città di bandiere e le aveva tolte, una volta terminato tutto». Negli ultimi mesi, insieme ad altri alpini, aveva ristrutturato la cucina della sede di via Cremona: del resto capitava spesso che Palombi si ritrovasse dietro ai fornelli a cucinare per tutte le penne nere e così era stato anche nello scorso ottobre. Qualche giorno fa improvvisamente ha accusato i primi sintomi del Coronavirus. Poi il ricovero in ospedale e ieri purtropppo la situazione è precipitata e il suo cuore ha cessato di battere. Oggi tutti gli alpini di Piacenza piangono Palombi, la penna nera che non voleva apparire, ma solo lavorare. «Per noi è doloroso non poterlo accompagnare in questo ultimo viaggio – conclude Lupi – è molto triste, il suo ricordo lo portiamo con noi». _Betty Paraboschi

 


16/03/2020

Addio al fornaio Ernesto «Alpino generosissimo»

Per una vita, fin da ragazzino, ha impastato pane e buon umore. Da qualche tempo ormai in pensione, per tutti era rimasto il fornaio di Saliceo di Cadeo. Ma anche Ernesto Sala se n’è andato,a 74 anni, lasciando la moglie Maria Luisa e i figli Cristina, Ilaria e Simone. «Un amico vero», lo hanno definito tanti, ricordandone la generosità, la grandezza d’animo e la disponibilità. Ernesto era un alpino e il gruppo Ana di Cortemaggiore lo ricorda come generoso, presente, quando c’era da aiutare. «Non si tirava indietro», sottolineano le Penne nere. E Fabio Devoti, a guida degli alpini magiostrini, precisa: «Ci ha sempre sostenuti anche con offerte, era concreto, disponibile. Amava molto essere alpino, e lo era davvero, nel cuore». Piange l’Associazione dei panificatori piacentini, che in Ernesto vedeva un modello; perché sapeva fare il pane ma creava amicizia, legami, teneva viva la comunità. «Ha fatto il fornaio dal 1969, per 50 anni», precisano i colleghi in lacrime. «Era uno che sapeva darsi da fare. Metteva le mani in pasta, nel vero senso della parola, perché aveva un cuore immenso. E se poteva aiutare la gente lo faceva. Ha dedicato la sua intera vita al lavoro e alla famiglia, che da anni porta avanti il forno con la stessa passione e dedizione di Ernesto, stimato e benvoluto da tutti». Anche il sindaco di Cortemaggiore Gabriele Girometta, come abitante di Chiavenna, lo ricorda bene: «Beh il suo forno era un appuntamento, era un luogo anche di ritrovo. Abbiamo spesso pranzato insieme, era un piacere la sua compagnia », spiega. «Era una persona onesta, conosciuta, molto generosa. Aveva sempre la battuta pronta, era uno solare. Manca a tutti, anche se per fortuna l’attività viene portata avanti dalla famiglia già da quando Ernesto era andato in pensione». _malac.

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01/03/2020

A Ferriere il campo estivo degli alpini 35 ragazzini a lezione di amor patrio

Sarà Ferriere, in località Ca’ nova, a 650 metri circa di altitudine, ad ospitare il primo campo estivo per ragazzi organizzato dalla sezione di Piacenza dell’Associazione nazionale alpini. La decisione è arrivata dopo diversi sopralluoghi lungo le vallate della provincia alla ricerca di una zona adatta, isolata ma nello stesso tempo facilmente raggiungibile e provvista dei servizi essenziali. La scelta è caduta sul Centro sovracomunale di Protezione civile di Ferriere, sulla strada per Canadello, che ingloba ambienti montani, con alberi e prati, e strutture in muratura, tra capannoni per i mezzi di soccorso invernali ed estivi e la casermetta dei carabinieri forestali. Il campo si terrà dal 3 al 5 luglio prossimi per ragazzini dai 10 ai 14 anni, ovvero delle scuole medie inferiori. «Purtroppo non possiamo ospitarne più di 35», evidenzia Gianluca Gazzola, vice presidente della sezione Ana di Piacenza, colui che da vicino sta seguendo tutti gli aspetti organizzativi dell’iniziativa. «Per noi è un’esperienza pilota e non abbiamo voluto fare il passo più lungo della gamba - osserva -. Se tutto andrà bene, l’anno prossimo si potrà aprire ad un numero maggiore di iscrizioni con un numero superiore di giorni». Ad oggi infatti il numero dei posti disponibili è stato abbondantemente superato ed esiste una lista d’attesa. Il tutto senza fare pubblicità. «Ci sono arrivate subito richieste dalle famiglie che frequentano gli alpini o che comunque sono in contatto con iscritti all’Ana. Alcune anche da fuori provincia, ad esempio Milano ». Il campo scuola per giovani alpini, introdotto già nel 2011 nella sezione Ana di Bergamo, per Piacenza, come detto, è una novità e si inserisce nella linea educativa dell’Associazione nazionale alpini. L’Ana da tempo chiede il ritorno al servizio militare obbligatorio, anche in modalità diverse rispetto al passato. Le tre giornate del campo estivo saranno aperte e chiuse dall’omaggio al tricolore, con l’alzabandiera e l’ammainabandiera. I ragazzini soggiorneranno in tende pneumatiche della Protezione civile, ognuna delle quali ospiterà dieci brandine. «Saranno divisi in squadre di dieci - annuncia Gazzola - che a turno si occuperanno della pulizia del campo, di riassettare le brande, di apparecchiare e sparecchiare il refettorio, di servire in tavola. Saranno poi responsabili di tuttutte le attrezzature che verranno messe a loro disposizione». Refettorio e servizi igienici saranno quelli in muratura già al servizio del centro. «Daremo loro una sorta di divisa - aggiunge Gazzola -, molto semplice, formata da una maglietta e un cappellino, per essere riconoscibili. Saranno seguiti 24 ore su 24 da un gruppo di educatori e volontari». Vigileranno sui 35 ragazzini circa venti alpini della sezione Ana di Piacenza, alcuni dei quali - quelli con funzioni educative - avranno frequentato un corso tenuto da psicologi per la gestione di minori, in collaborazione con l’Ana nazionale. Ognuna delle tre squadre, in particolare, sarà agli ordini di un caposquadra adulto che vivrà giorno e notte con i suoi ragazzi. Le tre giornate del campo scuola si prevedono molto intense. Ci sarà tempo per una escursione in ambiente montano assieme agli istruttori del Club alpino italiano che collabora con gli alpini. Poi lezioni di pronto soccorso e di Protezione civile - queste ultime grazie alla collaborazione con la Protezione civile provinciale -, ma anche di canto. Già, perché per essere mini alpini occorre conoscere i cori di montagna, almeno quelli più facili. Così, a Ca’ Nova di Ferriere, saliranno alcuni componenti del coro Ana Valnure che terranno una lezione di canto corale.

Federico Frighi

 



26/02/2020

Festa Granda, una poltrona per tre Ferriere, Monticelli e Ziano candidate

Una poltrona per tre. Si può riadattare il titolo della celebre pellicola cinematografica con Dan Aykroyd e Eddie Murphy per spiegare quanto sia ambito, nella sezione Ana di Piacenza, l’unico posto disponibile per la Festa Granda degli alpini edizione 2021, la settantesima. A contendersi l’adunata provinciale, appunto Festa Granda, del prossimo anno sono tre gruppi. Rigorosamente in ordine alfabetico, quello di Ferriere, quello di Monticelli d’Ongina e quello di Ziano. Lo scorso anno vinse Cortemaggiore (preferita a Sarmato), quest’anno toccherà a Bettola (unica candidata). La decisione doveva venire presa dall’assemblea dei delegati in programma sabato a Piacenza, nella sede del Club alpino italiano (Stradone Farnese, 39, ex Cavallerizza). Ieri mattina il presidente sezionale, Roberto Lupi, ha annullato l’appuntamento in ossequio alle disposizioni del Comune di Piacenza per fronteggiare l’emergenza coronavirus. L’assemblea è posticipata a data da destinarsi. Poco male, ci sarà più tempo per decidere sulle candidature. Dei tre gruppi che l’hanno presentata Ferriere ha già ospitato la Festa Granda per tre volte, l’ultima nel 2012 (in precedenza nel 1975 e nel 1955). Per Monticelli e Ziano sarebbe invece la prima volta. Quello di Monticelli è anche l’ultimo gruppo creato nella sezione di Piacenza, tredici anni fa. Conta 45 alpini e 10 aggregati. «C’è un po’ di agitazione - ammette il capogruppo Giancarlo Basini -, organizzare una Festa Granda presuppone uno sforzo organizzativo anche economico considerevole. Il Comune per fortuna è con noi, quindi speriamo bene». Prima volta anche per Ziano, un gruppo che conta 50 alpini e 28 aggregati. «Noi la Festa Granda non l’abbiamo mai avuta - conferma il consigliere Alessandro Nicollini che è anche il cassiere del gruppo di Ziano -. Ci piacerebbe molto ospitarla, un pò perché il nostro, con i suoi 84 anni, è uno dei gruppi più anziani, un po’ perché vorremmo intitolare la sede ai fratelli Daturi, morti sul fronte russo». Infine Ferriere. Già tre volte sede di Festa Granda, dicevamo, ma un asso nella manica che potrebbe far decidere per l’Alta Valnure: ovvero la presenza di un reduce di guerra oggi ultracentenario. Si tratta di Antonio Barbieri ,reduce della campagna di Russia, che ha compiuto 101 anni. Si vedrà. Di certo l’attesa è tanta perché, come osserva il presidente della Sezione Ana di Piacenza, Roberto Lupi, «la Festa Granda è il nostro momento associativo più importante. Ce ne sono altri più formali come l’assemblea dei delegati ma questa è l’essenza stessa del nostro essere alpini. C’è la commemorazione dei caduti, come recita il nostro motto “ricordare i morti aiutando i vivi”; c’è il nostro amor patrio che mettiamo in luce anche con l’alzabandiera». «E’ una bella tradizione della nostra sezione - continua Lupi -. Vi partecipano mediamente dalle duemila alle tremila persone (in tutta la sezione gli iscritti sono 2.800, ndr.), a seconda del meteo e della raggiungibilità del luogo. Impegnativa anche l’organizzazione: se ne occupa il gruppo locale in collaborazione con la sezione e sempre d’accordo con le amministrazioni comunali».

All’ordine del giorno la partecipazione all’Adunata nazionale di Rimini

L’assemblea dei delegati alpini della Sezione di Piacenza non è chiamata solo a decidere il gruppo che ospiterà la Festa Granda del 2021 ma avrà ben 15 punti all’ordine del giorno, tra cui la partecipazione all’Adunata nazionale di Rimini prevista per il prossimo mese di maggio. Tra gli altri interventi la relazione morale del presidente Roberto Lupi, il bilancio consuntivo e rendiconto di cassa al 31 dicembre 2019, la situazione patrimoniale alla stessa data, il bilancio preventivo 2020, la relazione dei revisori dei conti, le modifiche al regolamento sezionale. Poi l’elezione di sette consiglieri sezionali: sono scaduti Leopoldo Gogni, Roberto Ronda, Gianni Magnaschi, Luigi Faimali, Giorgio Corradi, Giovanni Carini, Luigi Mercori (tutti rieleggibili). Poi l’elezione di un revisore dei conti: Gino Luigi Acerbi (rieleggibile). L’elezione di tre delegati all’assemblea nazionale. Infine il punto sulla Protezione civile Ana e sulla nuova direzione di Radio Scarpa. L’assemblea sezionale dei delegati è il più importante organo dell’Associazione nazionale alpini e un fondamentale momento associativo, è quindi obbligo morale dei delegati parteciparvi. Ogni gruppo vi partecipa inviando un delegato ogni 25 iscritti o una frazione superiore a 15. Il capogruppo è di diritto uno dei delegati.

Federico Frighi

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23/02/2020

Cent’anni di auguri al capitano alpino Luigi Bottazzi

«Buon compleanno capitano, orgoglio e colonna di Castelsangiovanni ». È stato accolto così ieri il capitano degli alpini Luigi Bottazzi non appena ha varcato la sede delle penne nere, dove amici e parenti lo attendevano per festeggiare insieme i suoi cento anni di vita. Festeggiamenti che purtroppo la paura del contagio da coronavirus ha costretto a celebrare in forma ridotta. «Avremmo voluto accoglierti in teatro con le scuole – ha detto il capogruppo delle penne nere castellane Alessandro Stragliati – ma il coronavirus ha bloccato tutto, ma non noi alpini che non abbiamo paura di nulla. La nostra medicina preventiva – ha aggiunto in tono scherzoso – è il gutturnio e quindi ti festeggiamo con un brindisi». L’inossidabile alpino, classe 1920, una delle ultime voci rimaste a raccontare l’orrore dei lager nazisti, ha tradito un po’ di emozione ma non ha abbandonato il suo consueto spirito arguto. Accomodatosi sulla sedia si è goduto la festa, non si è sottratto agli scatti fotografici e, sulle note dell’Inno d’Italia, si è messo sull’attenti. «Grazie, grazie mi fate troppe feste non me lo aspettavo» ha commentato il centenario capitano nel ricevere due targhe. Una gliel’hanno consegnata le due assessore Federica Ferrari e Valentina Stragliati. Un’altra è invece arrivata dai suoi amici alpini. «Lei è un orgoglio, un pezzo di storia e una colonna per tutta la comunità di Castelsangiovanni» gli ha detto Ferrari. «Gli alpini – c’è invece scritto nella targa consegnata a Bottazzi dal capogruppo Stragliati – ricordano il tuo gesto altamente eroico quando, nel 1943, ti rifiutasti di aderire alla Repubblica di Salò pur sapendo che saresti stato deportato nei lager nazisti». All’epoca Bottazzi era un giovane sottotenente in forze al Sesto Reggimento Alpini di stanza a Colle Isarco. All’indomani dell’armistizio del 9 settembre 1943 venne fatto prigioniero dei tedeschi. Iniziò una lunga odissea, fino al 16 aprile del 1945, quando il lager di Fallingbostel, in cui all’epoca era internato, venne liberato dagli inglesi. Prima dovette passare attraverso l’inferno di Stablack, Deblin, Sandbostel, e cioè lager in cui il fiero capitano si rifiutò sempre di lavorare per i tedeschi. Anche per questo dopo la guerra ricevette una Croce la merito di guerra. _MM

 


18/02/2020

Stragliati confermato presidente del gruppo alpini di Castello

Alessandro Stragliati continuerà a guidare le penne nere di Castelsangiovanni per altri tre anni. Nella recente assemblea tenutasi nella sede di via Morselli, il gruppo alpini della città valtidonese ha rinnovato il proprio direttivo e riconfermato Stragliati presidente per un secondo mandato. Ad assumere la funzione di vicepresidenti saranno invece Pierluigi Prazzoli ed Ernestino Chiesa. Nel ruolo di consiglieri si sono invece insediati Luigi Bernini, Franco Naprini, Remo Gallonelli, Giulio Passerini, Luigi Riscassi, Alberto Ferrari, Mario Vitali e Gianfranco Bonvini. Revisori dei conti sono invece Stefano Bozzini e Giovanni Zazzarini mentre il segretario e tesoriere è Ernesto Labò. Tra gli impegni che il capogruppo Stragliati si è assunto uno riguarda un’iniziativa che dimostra attenzione per l’ambiente. «Ho individuato – spiega il capogruppo - due pioppi alti 25 metri con un fusto del diametro di tre metri e mezzo. Entrambi si trovano lungo la golena del Po, vicino al ponte di Parpanese. Sono molto vecchi e noi, come alpini, li vorremmo adottare e intendiamo prendercene cura e gestirne la manutenzione ». «Il pioppo – aggiunge Stragliati - nella cultura celtica veniva dedicato ai soldati morti in battaglia. Per questo, accanto al tronco di questi due pioppi pianteremo un palo che sosterrà una targa con inciso il nome di due castellani caduti nella Prima Guerra mondiale». Di questi due uno era Angelo Giacomo Tosca nato il 6 dicembre 1879 e disperso sul Carso il 24 maggio 1917. «Tosca - aggiunge il capogruppo degli alpini - aveva avviato un’attività di fabbricatore di zoccoli e utilizzava il legno dei pioppi come materia prima». Oltre all’attività a favore dell’ambiente, gli alpini hanno riconfermato durante la recente assemblea di inizio anno l’impegno per le scuole del territorio. Per questo daranno il loro sostegno alle borse di studio per studenti delle scuole medie e superiori. Le penne nere sosterranno anche il coro Ana Valtidone, di cui fanno parte penne nere dell’intera vallata. Ad oggi fanno riferimento al gruppo degli alpini di Castello circa 110 penne nere e una trentina di sostenitori. «Come gruppo – conclude Stragliati – saremo presenti alla prossima adunata nazionale, che si terrà il 10 maggio a Rimini »._MM



12/02/2020

Intrecci ricordando le amiche scomparse a 24 ore di distanza

Da quattro anni a questa parte la piccola chiesa di Sarturano di Agazzano ospita un inedito intreccio. Da un lato ci sono le mani delle donne di Armonia. Mani pazienti, capaci di tessere coperte color rosa che sono un inno alla gioia, tutta femminile, di voler vivere e di voler testimoniare che il cancro si può combattere. Sconfiggerlo non è impossibile, tanto più se si hanno amici come gli alpini di Agazzano, le cui mani forti e concrete sono sempre pronte ad aiutare senza nulla chiedere in cambio. Il connubio, nato quasi per caso quando le penne nere agazzanesi aiutarono le donne di Armonia ad appendere le loro coperte di Intrecci in Armonia durante una manifestazione lungo il Facsal a Piacenza, è stato suggellato anche quest’anno da una celebrazione in occasione della ricorrenza legata a Sant’Agata. Quest’ultima è la protettrice delle donne operate al seno. L’appuntamento è stato ospitato nella chiesa di Sarturano al cui interno è presente un medaglione in cui la santa è ritratta. «Questa celebrazione - ha detto la presidente di Armonia Romina Cattivelli al termine della messa celebrata da monsignor Marco Giovannelli - nasce grazie ad Intrecci in armonia e grazie agli alpini di Agazzano. La dedichiamo a Lidia Laneri e Manuela Tortosa, due amiche scomparse a 24 ore di distanza l’una dall’altra poco più di un mese fa. Sono state – ha aggiunto Cattivelli - due amiche che ci hanno insegnato quanto è bella la vita e quanto sia importante la prevenzione e aver cura di noi stesse». Alle due donne verranno dedicate due sale della chirurgia senologica. Nel frattempo gli alpini, al termine della messa animata dalla Schola Cantorum di Agazzano, hanno consegnato un contributo di 200 euro all’associazione che destinerà i fondi per iniziative a favore della lotto contro il cancro. _MM



11/02/2020

Pullman da Bobbio per l’Adunata a Rimini «Unitevi a noi alpini»

Dalla colletta alimentare ai doni portati alla casa protetta di Bobbio, dal restauro dei locali parrocchiali a Pillori alle feste della solidarietà. Quando c’è bisogno di aiutare, gli alpini di Perino dicono “Presente”. Ora, riconfermato per il tredicesimo anno l’alpino Luciano Mazzari alla guida del gruppo, la prossima tappa di questa staffetta instancabile di generosità sarà la donazione di giochi per i bambini del paese, prevista a marzo; il valore supera i mille euro, a testimonianza dello sforzo fatto.«Cerchiamo di mettercela sempre tutta, con le nostre forze», precisa il capogruppo Mazzari. «Abbiamo lavorato molto, ad esempio, perché il sogno della baita diventasse realtà. Ci siamo sempre autofinanziati con il ricavato di feste e altre iniziative. Siamo riusciti a realizzare lo scivolo per rendere agibile l’accesso alla chiesa di Perino da parte di persone con disabilità. E la nostra attenzione massima è andata anche ai simboli, al loro valore, come dimostrato al monumento di Pillori». A Pillori ogni anno le Penne nere organizzano infatti una festa di fronte alla chiesa di San Cristoforo. Tra tortelli, gnocchi, costine, salame cotto, patatine, salumi, torte, vini, gli alpini sono riusciti così a garantire sia il restauro dei nuovi bagni e sia parte di quello della chiesetta del quattordicesimo secolo. Ora si lavora già per dare la possibilità a tutti di lasciarsi contagiare dall’entusiasmo della 93esima Adunata nazionale di Rimini, dal 7 al 10 maggio. «Abbiamo pronto un pullman che partirà da Bobbio il sabato e rientrerà la domenica. Abbiamo già trovato anche l’albergo per la notte», precisa l’alpino Mazzari, che sta curando i dettagli del viaggio. «Un altro mezzo, invece, consentirà ai partecipanti di andare a Rimini e rientrare a casa in giornata, la domenica. Porteremo con noi da mangiare e da bere», sorride Mazzari. «Ci sono ancora posti disponibili, chiunque voglia unirsi a noi è ovviamente il benvenuto ». _malac.



10/02/2020

A Marsaglia nuovo capogruppo alpini eletto Sbaraglia

Gianfranco Sbaraglia è il nuovo capo gruppo degli Alpini di Marsaglia. Sbaraglia succede a Endro Bongiorni, in carica dal 2017. L’elezione del nuovo capogruppo è avvenuta nel corso dell’ultima assemblea del gruppo Alpini Marsaglia, fondato nel1956. Sbaraglia, eletto all’unanimità, è iscritto al gruppo da alcuni anni ed è uno dei componenti della squadra di sci di fondo del Gruppo Sportivo Ana della sezione di Piacenza, provinciale «con il quale ha partecipato a varie gare ottenendo risultati che hanno permesso alla Sezione di ottenere positivi piazzamenti di classifica» ricorda Roberto Lupi, presidente della sezione provinciale Ana, iscritto al Gruppo di Marsaglia. Oltre al capogruppo sono stati eletti Endro Bongiorni quale vice capogruppo e Giorgio Rettagliata confermato tesoriere. Durante l’assemblea Lupi ha ringraziato Endro Bongiorni «per la passione che ha messo nelle attività portate avanti negli anni del suo mandato e per quello che continuerà a fare come vice capogruppo. A Gianfranco Sbaraglia i complimenti ed un grande “in bocca al lupo” per il nuovo incarico». Sbaraglia ricoprirà l’incarico per i prossimi 3 anni. Durante l’assemblea, gli alpini di Marsaglia hanno tracciato un primo programma per il 2020, che comprende la cena sociale in aprile, la partecipazione all’adunata nazionale, alle altre cerimonie e la preparazione per l’evento del 65° anniversario nel 2021. Alcuni iscritti, fanno sapere da Marsaglia, parteciperanno alle prossime Alpiniadi e si cimenteranno nelle gare di sci di fondo e slalom gigante. _PC



06/02/2020

A Piozzano polentata benefica degli alpini per aiutare i disabili

Domenica 16 febbraio nel salone parrocchiale di Piozzano ci sarà un’iniziativa benefica a sostegno delle persone che hanno difficoltà a spostarsi in autonomia. Gli alpini e i volontari dell’associazione Tandem Volante invitano tutti, piozzanesi e non, a trascorrere e a condividere il pranzo. Alle 12 organizzeranno infatti una polentata di beneficenza. Il ricavato sarà devoluto per l’acquisto di mezzi per gli spostamenti di persone disabili. L’associazione Tandem ha aiutato diverse realtà del Piacentino e non solo. Tra le beneficiarie ci sono stati, ad esempio, l’Unione ciechi di Piacenza, l’associazione Oltre l’Autismo, l’Unione ciechi di Lodi e diversi altri enti. Chi parteciperà alla polentata di Piozzano potrà quindi unirsi a questa catena di solidarietà._MM



02/02/2020

Giovani alpini, sede da definire ma è già boom per il campo estivo

È già tutto esaurito ancora prima di sapere il luogo in cui si terrà. Il primo Campo Scuola Giovani Alpini della sezione Ana di Piacenza batte ogni record. È in programma la prossima estate, dal 3 al 5 luglio, per i ragazzi delle scuole medie (dai 10 ai 14 anni). Dove? Nell’Appennino piacentino, probabilmente in Valnure, ma non è detto. Se non dovesse avere esito positivo il sopralluogo (si tiene proprio oggi) ci sono diverse alternative: Valdarda, Valtrebbia e anche Valtidone. Ai genitori poco importa: degli alpini ci si fida. Come gli oratori o forse più. Giovani marmotte con la penna sul cappello invece della coda in pelliccia dell’immaginario disneyano. «Abbiamo già dovuto mettere un tetto alle preiscrizioni» osserva Gianluca Gazzola, vice presidente della sezione Ana di Piacenza, colui che da più vicino segue l’organizzazione. «Abbiamo abbondantemente superato quota 35, ossia il limite di partecipanti che ci siamo dati». Il campo scuola per giovani alpini, introdotto già nel 2011 nella sezione Ana di Bergamo, per Piacenza è una novità e si inserisce nella linea educativa dell’Associazione nazionale alpini. L’Ana da tempo chiede il ritorno al servizio militare obbligatorio, anche in modalità diverse rispetto al passato. Gazzola ribadisce il concetto esplicitato nella nota di presentazione del campo scuola: «La leva militare non c’è più, la società fin quando procederà su valori effimeri, di esaltazione dell’immagine, non produrrà ricambi di uomini e donne pronti ad impegnarsi per la collettività. Per questo abbiamo deciso di ricominciare dai più piccoli, dalle generazioni pronte ad assorbire i nostri valori per formare i futuri volontari della Protezione civile ». Nel campo scuola - viene spiegato - saranno presenti educatori adulti incaricati di infondere il senso del dovere e del rispetto delle regole della convivenza civile e formarli alle più semplici nozioni di protezione civile e di pronto soccorso. La giornata inizierà con l’alzabandiera e terminerà con l’ammainabandiera. I ragazzi nel tempo libero dovranno pensare autonomamente e responsabilmente al mantenimento e al decoro delle attrezzature e dei posti loro assegnati, partecipando attivamente alla distribuzione dei pasti, al riassetto del refettorio e della propria branda. Ci sarà spazio anche per momenti all’aria aperta, escursioni in montagna, piccole attività addestrative di Protezione civile e il comportamento da tenere in situazioni di emergenza. Particolare attenzione sarà assegnata alla gestione della sicurezza del campo. «Abbiamo seguito il nostro istinto - spiega ancora Gazzola -, il nostro modo di vedere le cose, il nostro modo di amare la nostra cultura, le nostre tradizioni e la natura stessa. Il nostro campo scuola prevede che i ragazzi, nostri ospiti, non vivano l’esperienza come un semplice weekend in tenda o fruitori di un servizio turistico, ma come protagonisti di un’avventura vissuta in una comunità di coetanei». _Federico Frighi

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31/01/2020

Gli anziani della San Giuseppe commossi dai cori degli alpini

I canti alpini sono entrati nella casa di riposo “San Giuseppe” di Piacenza e hanno fatto breccia nel cuore dei tanti ospiti, per la gran parte anziani, che con la mente sono ritornati agli anni della gioventù, quella forse difficile ma anche spensierata, quella che ha visto partire e tornare (e a volte non tornare) un alpino nelle loro famiglie. E li hanno cantati insieme al coro Ana Valnure di Bettola invitato nei giorni scorsi alla struttura di via Morigi dallo staff di animazione. La formazione corale, diretta dal maestro Edoardo Mazzoni, era composta di circa trenta cantori, compresi due giovanissimi “canterini”, Riccardo e Leonardo, che indossando con orgoglio il loro cappello con la penna nera, hanno eseguito insieme al coro tutti i brani del repertorio proposto. Gli applausi sono stati tanti per il coro Ana Valnure che, oltre alle trasferte musicali sia in Italia sia all’estero, rimane radicato al territorio. Il legame con la comunità è prioritario anche per la Casa di riposo “San Giuseppe”, diretta da Claudio Boriotti, e per gli operatori. Nella struttura vengono infatti organizzati quotidianamente momenti di intrattenimento e periodicamente occasioni che mantengono il collegamento con il territorio coinvolgendo quindi associazioni o istituzioni, momenti che aiutano a tenere viva l’identità sociale della persona che risiede alla casa di riposo, per continuare a farla sentire parte di una società. La Casa ospita attualmente 128 persone, di diverse età, non autosufficienti. Tra essi vi è il maestro Juri Boschiroli, ospite del nucleo Grada (reparto della struttura dedicato alle gravissime disabilità acquisite) dopo l’incidente stradale in cui è rimasto coinvolto nel 2016. Grazie al percorso di riabilitazione nella struttura non ha mai perso il “contatto” con la musica e nell’occasione del concerto del coro Ana Valnure il maestro Mazzoni, suo amico di lunga data, gli ha ceduto il posto per la direzione di alcuni brani. Ad applaudire i protagonisti del pomeriggio erano presenti anche due past president della sezione Ana di Piacenza, Aldo Silva e Bruno Plucani.

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31/01/2020

Gli alpini di Castellarquato sistemano l’ingresso del paese

Il gruppo alpini arquatesi, con il loro capogruppo Italo Colla, è da sempre molto attivo e partecipa alla vita della comunità prestando senza sosta il suo fondamentale contributo in svariati ambiti. Il sindaco di Castellarquato Giuseppe Bersani a nome di tutta l’amministrazione e di tutta la cittadinanza, vuole quindi fare un pubblico ringraziamento per il lavoro di volontariato che gli alpini svolgono sul territorio. Tra i più importanti interventi c’è sicuramente quello portato a termine di recente, di sistemazione e pulizia dell’area verde adiacente al ponte sul torrente Arda. «Questi sono gli alpini – ha dichiarato la penna nera Andrea Calafà, uno dei volontari che ha ripulito l’area verde – Abbiamo messo in ordine l’ingresso del paese, per chi arriva da Fiorenzuola. Questo è un concreto aiuto alla comunità intera che abbiamo svolto volentieri e che offre un buon biglietto da visita per chi viene a visitare il nostro borgo». Tra gli altri lavori eseguiti dal gruppo e apprezzati da tutti, troviamo la manutenzione dei terreni attorno alla rocca e la messa in funzione del dispositivo di apertura automatica del cancello pedonale del cimitero.

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28/01/2020

«Largo ai giovani» Gli alpini accolgono il piccolo Gabriele

Il suo viso sorridente mostra tutta la sua felicità ed il suo orgoglio di essere entrato “ufficialmente” nella famiglia alpina del gruppo di Vigolzone, e di conseguenza di quella della sezione Ana di Piacenza. Gabriele Ghetti ha quasi 10 anni, li compirà il 14 luglio, e domenica ha ricevuto dalle mani del maggior generale alpino Sergio Santamaria, direttore del Polo di Mantenimento Pesante Nord di Piacenza, la tessera di “Amico degli alpini”, diventando così un nuovo iscritto al gruppo di Vigolzone guidato dal padre Matteo, orgoglioso del figlio. La consegna è avvenuta durante il momento conviviale che ha concluso la commemorazione del 77esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka che ogni anno viene celebrato a Vigolzone dove è presente il monumento ai caduti di quel tragico evento che contiene la terra di Nikolajewka, un monumento – ha ricordato l’attuale capogruppo di Vigolzone Ghetti - voluto e realizzato in modo particolare dall’ex capogruppo, Gaetano Morosoli, per ricordare i soldati che non sono più tornati e per ringraziare le famiglie russe che durante la ritirata hanno dato riparo e conforto agli alpini. Onore ai caduti con la fanfara alpina di Pontedellolio, la messa in chiesa e i canti del coro Ana Valnure e la corona di alloro donata dal gruppo di Pecorara. Reciproco il saluto militare tra Gabriele Ghetti e Santamaria, gesto che ha preceduto la consegna della tessera, come si confà tra alpini. Gabriele è giovanissimo, ma ha già ben chiaro che lo stile alpino è quello che fa al caso suo, che l’attività e i valori delle penne nere lo accompagneranno per sempre. «Ho una grande passione per gli alpini – dice – leggo libri, seguo spesso mio papà nelle uscite e quando c’è stata occasione ho partecipato ai consigli direttivi». Parlando di giovani, il gruppo di Vigolzone durante la mattinata ha consegnato ad alcuni ragazzi, rappresentanti degli studenti delle scuole del paese, due computer portatili per l’attività didattica «perché – osserva il capogruppo Ghetti – possa invogliarvi a ricordare assieme a noi questi giovani che sono andati avanti, perché siate voi a portare avanti questo ricordo dopo di noi». Il gruppo ha festeggiato anche il nuovo gagliardetto, portato dalla madrina Orietta Murelli. _Nadia Plucani



28/01/2020

Gruppo alpini di Castelvetro Carotti succede a Maccagnoni

Giuseppe Carotti è il nuovo capogruppo degli alpini di Castelvetro. Le elezioni si sono tenute alla sede del gruppo denominata “Ca Nostra”. Carotti succede a Fausto Maccagnoni e, accettando l’incarico, ha assicurato che nel prossimo triennio, 2020-22, offrirà il massimo impegno confidando anche sulla collaborazione, mai venuta a meno nel corso degli scorsi anni, di tutti gli alpini del gruppo. Il gruppo, accogliendo con un applauso l’esito delle votazioni, ha augurato un proficuo lavoro a Carotti, assicurando il proprio sostegno. Il gruppo alpini di Castelvetro è molto attivo nella vita sociale del paese, organizza e promuove diverse iniziative nel corso di tutto l’anno. L’ultima delle quali la “Colletta alimentare” in favore delle famiglie bisognose, nel mese di dicembre 2019 e la partecipazione alle commemorazioni del 4 novembre e dell’Agente Scelto Stefano Villa. _Flu



27/01/2020

«Quei giovani alpini compirono un’impresa ritenuta impossibile»

Qual è l’insegnamento che la battaglia di Nikolajewka può dare alla società di oggi e in particolare ai giovani? È la domanda cui ha dato risposta Davide Forlani, già presidente della sezione Ana di Brescia, che ha tenuto l’orazione ufficiale ieri mattina a Vigolzone durante la commemorazione a carattere provinciale promossa a 77 anni di distanza della storica battaglia combattuta sul fronte russo. Un evento tragico che per il Corpo degli alpini, e per gli italiani, ha significato però anche una conquista. Il 26 gennaio del 1943 i nostri soldati, mossi da un ultimo impeto, riuscirono a sfondare l’accerchiamento russo nella città di Nikolajewka, aprendo una breccia che per loro significava la possibilità di tornare a casa. «In quel tragico evento di 77 anni fa – ha osservato Forlani rivolgendosi anche agli studenti presenti - i giovani, in particolare italiani, hanno dimostrato che quando si hanno dei valori che sopravanzano quelli materiali si può riuscire anche in imprese giudicate impossibili». Per quei soldati, ha detto, questi valori furono la fede, l’amore per la patria, l’affetto per le famiglie, la totale dedizione al proprio lavoro, la solidarietà. «Tutto ciò - ha aggiunto il relatore citando le parole di un reduce, il tenente medico Virgilio Appino - permise ad un manipolo di pigmei di diventare giganti e vincere l’impreparazione fisica e psichica, la situazione bellica, le condizioni climatiche e lo sconforto montante ». Ricordando Nikolajewka non si esalta l’uomo o un reparto militare o un fatto, ma – sono ancora parole di Appino lette da Forlani - «ha senso ricordare i caduti e sperare che la vicenda da noi vissuta serva ad ammonire chi resta che, senza gli intramontabili valori di sempre, un popolo diventa un gregge, una patria diventa un paese qualunque e nessuno potrà impedirne la catastrofe completa, la quale appunto noi evitammo a Nikolajewka». È pertanto doveroso dire oggi “grazie” a quelle “penne mozze”, cioè agli alpini caduti che, ha affermato il maggiore generale Sergio Santamaria, direttore del Polo di Mantenimento pesante Nord di Piacenza, «sapevano di essere votati al sacrificio e che ancora una volta, anche in quel tragico evento, hanno dimostrato che la priorità dell’alpino è il compagno, l’amico, il commilitone, combattendo e resistendo per permettere ai connazionali di poter tornare in patria». Nikolajewka insegna e lascia una speranza. «È quanto vogliamo che sia – ha detto il sindaco di Vigolzone, Gianluca Argellati –. Gli alpini di oggi riuniti nell’Ana sono infatti un vero Corpo di pace, che ha mostrato in molte occasioni di Protezione civile che cosa è il cuore alpino, la solidarietà attiva e fattiva. È quella stessa che ha unito i nostri padri in quella tragedia, ma che ha portato i superstiti a ritornare sul Don per costruire un asilo in segno di riconoscenza verso quelle popolazioni che furono spesso generose e ospitali con i nostri militari. I fatti parlano, ci indicano la direzione concreta verso cui proseguire per costruire la pace in Europa e nel mondo». La commemorazione, organizzata dal gruppo alpini di Vigolzone, con a capo Matteo Ghetti, ha riunito gli alpini della provincia di Piacenza capitanati dal presidente Roberto Lupi. Per la sezione Ana di Piacenza la giornata di ieri è stata anche un momento di festa per la presenza di un giovane alpino in armi, Riccardo Ferroni, 21 anni, di Villò, di stanza a Bolzano nel Reparto Supporti Tecnici “Tridentina” cui Ghetti ha consegnato la tessera di iscritto al gruppo di Vigolzone.

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23/01/2020

Nel ricordo di Nikolajewka anche il baby alpino Gabriele

Vigolzone domenica gli alpini della sezione di Piacenza commemorano il 77esimo anniversario della battaglia di Nikolajewka e lo faranno con la tradizionale mattinata dedicata ai caduti che avrà inizio alle 9.30 con l’ammassamento in piazza Serena. Seguiranno alle 10 l’alzabandiera, gli onori e la deposizione della corona di alloro (quest’anno offerta dal gruppo Ana di Pecorara) al monumento dedicato ai caduti in terra di Russia, l’allocuzione ufficiale da parte di Davide Forlani, già presidente sezione Ana Brescia, e i saluti del presidente sezionale Ana Roberto Lupi e del capogruppo di Vigolzone, Matteo Ghetti, in carica da maggio 2019. Il legame con i giovani La commemorazione, dal carattere provinciale, avrà quest’anno diversi momenti significativi. Il capogruppo Ghetti consegnerà infatti due nuove tessere ad altrettanti – e molto speciali - iscritti al gruppo, suo nipote Riccardo Ferroni, 21enne vigolzonese, alpino in armi, attualmente di stanza a Bolzano, che sarà ufficialmente iscritto al gruppo di Vigolzone, e a suo figlio Gabriele Ghetti, 10 anni, che riceverà la tessera di aggregato; sarà quindi il primo “Amico degli alpini” minorenne della storia del gruppo, forse anche della sezione Ana piacentina. Gabriele, che frequenta la quarta elementare, segue il padre Matteo in tutte le uscite alpine, partecipa alle sedute del consiglio direttivo. «Io ho cominciato a frequentare alpini subito dopo il congedo», osserva Matteo Ghetti . «Sia mio nipote Riccardo sia i miei figli mi hanno sempre seguito molto volentieri alle adunate, ai concerti alpini, alle fiere militari. Hanno sempre respirato alpinità ed è una soddisfazione vederli così appassionati. Riccardo ha assorbito i valori dell’associazione e ha fatto la scelta di entrare proprio negli alpini». «È importante mantenere il legame con i giovani e i giovanissimi perché si appassionino ai valori alpini», afferma il presidente Lupi. «Anche per questo stiamo predisponendo il primo campo scuola dedicato ai ragazzi e alle ragazze tra i 10 e i 14 anni, il 3, 4 e 5 luglio». Evento nell’evento sarà l’inaugurazione del nuovo gagliardetto del gruppo di Vigolzone che, portato dalla madrina Orietta Murelli, volontaria molto attiva nel gruppo, alle 11 sarà benedetto in chiesa prima della messa. La liturgia sarà accompagnata dai canti del coro Ana Valnure.

Nadia Plucani



18/01/2020

Il verde di Carpaneto affidato ai volontari «Esempio per tutti»

Ha preso avvio a Carpaneto un programma dedicato alla manutenzione e alla pulizia del centro storico e delle aree verdi. Si tratta di una prima parte di lavori che saranno ciclicamente effettuati, in modo continuativo, per mantenere sempre in ordine le aree pubbliche. Il centro storico, con la piazza e le sue vie limitrofe, i giardini di viale Vittoria, sono stati sistemati direttamente dagli operai comunali. A questi lavori si aggiungerà l’ulteriore intervento, a cura della ditta incaricata alla manutenzione del verde pubblico, che rimuoverà alcune piante secche e poterà alcuni rami. L’area del Monumento ai Caduti e quella di Largo degli Alpini hanno avuto la manutenzione da parte del Gruppo Alpini di Carpaneto che, come sempre con cura e attenzione, ha sfalciato l’erba e ripulito da cartacce e foglie tutta l’area. Sia nel capoluogo, sia nelle frazioni alcuni cittadini, tra i quali Mario Tagliaferri, hanno collaborato mettendo in ordine aiuole e vialetti pedonali. Gli uffici comunali preposti stanno altresì pensando di migliorare la sicurezza dei vialetti con una nuova illuminazione. «La soddisfazione nel vedere messe in ordine alcune tra le più belle aree verdi e pubbliche che abbiamo è tanta - sottolinea il sindaco di Carpaneto, Andrea Arfani -. Purtroppo a causa dell’inciviltà troppo diffusa ci troviamo spesso situazioni di degrado provocate durante le ore notturne. Esiste una maleducazione diffusa. Se da un lato interveniamo con l’attivazione degli ispettori ambientali, che hanno già elevato diverse sanzioni, dall’altro vediamo quanto sia vitale il supporto di volontari che ringraziamo pubblicamente». L’assessore a cultura e politiche giovanili Paola Campopiano, ricordando il progetto realizzato lo scorso anno con gli adolescenti, ha proposto l’istituzione di nuove giornate dedicate alla protezione dell’ambiente, eventualmente in collaborazione con la scuola: «Se in una città ci sono delle aree sporche, è per la mancanza di rispetto di alcuni cittadini. Non bisogna sempre aspettare che il riordino di aree imbruttite lo faccia qualcun altro, ma ognuno di noi deve solo attuare quelle buone pratiche che ci hanno insegnato e che non costano nulla. Se poi a questo si aggiungono attività di volontariato e partecipazione attiva, di sicuro il nostro paese non potrà che essere ancora più “brillante”».

Fabio Lunardini



17/01/2020

Addio Pietro Gazzola una vita da alpino al servizio degli altri

Si è spento il cuore buono e volenteroso di Pietro Gazzola, bettolese di 80 anni, morto dopo una breve malattia che lo ha strappato all’affetto degli amici e dei propri cari. Bettolese da sempre, Pietro lascia il figlio Lorenzo, la moglie Marilena ed i nipoti Elia e Noemi. Di lui in paese tutti lo ricordano come una persona cordiale, di compagnia, ma soprattutto dall’animo gentile e buono, pronto ad aiutare gli altri. Tra i suoi motivi di orgoglio, vi era sicuramente quello di essere un Alpino, presente in ogni manifestazione di rappresentanza, o nei momenti di suffragio e commemorazione ai funerali di commilitoni. E’ stato per molti anni consigliere del gruppo Alpini di Bettola, i cui membri lo ricordano con tanto affetto e tanta nostalgia. «E’ stato un nostro consigliere dai primi anni Novanta - ricorda il capogruppo degli Alpini di Bettola Giancarlo Carini - ma prima di tutto un grande volontario, che non sii tirava mai indietro quando si trattava di lavorare, anche in prima persona, in circostanze di calamità in giro per l’Italia». Infatti Pietro Gazzola quando la popolazione italiana si è trovata in difficoltà, non si è risparmiato. Ha partecipato alle spedizione di volontari in aiuto e soccorso delle persone colpite dal terremoto di Foligno, che colpi l’Umbria e le Marche nel 1997, l’alluvione ad Alessandria nel 1994, con l’esondazione di Po e Tanaro. Prima ancora nel 1976, era stato tra i tanti accorsi a dar man forte alla popolazione del Friuli in occasione del terremoto del 6 maggio. Il suo prodigarsi e il suo impegno sociale, sono stati fermati solo da un’operazione all’anca e dalla malattia che lo ha poi strappato alla vita, ma non l’avanzare dell’età. La sua vita lavorativa, l’ha svolta in qualità di tecnico per la ditta Saipem del gruppo Eni, impegno che lo ha portato in giro per l’Italia e anche all’estero.

 


15/01/2020

Anziani e alpini in un pomeriggio di festa in musica

Anche quest’anno gli alpini del gruppo di Farini e Groppallo hanno trascorso il pomeriggio dell’Epifania alla Casa protetta Alta Valnure di Farini, un classico appuntamento in cui le penne nere sono sempre presenti ed è tanto atteso dagli ospiti della struttura. Generosità e cordialità alpina vogliono che non manchi mai una buona merenda ed un brindisi, offerti per augurare agli anziani un buon 2020. Un momento di festa e di amicizia che è stato accompagnato dai canti dei cori di Mareto e di Farini, molto apprezzati dagli ospiti che hanno seguito le melodie ben conosciute. Hanno preso parte al pomeriggio anche il sindaco Cristian Poggioli, il direttore d’area Coopselios (che gestisce la struttura), Danila Bocelli, la coordinatrice della Casa Protetta, Mariarita Benzi, gli operatori e tanti familiari. Nella giornata è stato festeggiato anche il compleanno di una delle ospiti, Giovanna Bazzini, che ha raggiunto i 95 anni. _NP


13/01/2020

Nel lunario la gloriosa storia delle penne nere agazzanesi

Il lunario 2020 delle penne nere agazzanesi racconta cento anni di adunate nazionali, organizzate per celebrare l’orgoglio alpino. Dodici mesi scanditi dal ricordo delle adunate che ogni anno hanno visto protagonista una differente città italiana e che al tempo stesso hanno scandito le tappe dei primi cento anni di vita degli alpini d’Italia. Il calendario è stato distribuito in occasione delle recenti festività e il ricavato servirà come sempre a sostenere attività benefiche. «Tutto è stato dato e nulla è stato chiesto», si legge nella copertina del lunario, a significare che tutto quanto le penne nere agazzanesi raccolgono, contando solo sulle loro forze, lo devolvono a favore del Comune, Anspi, scuole del paese, hospice, Amop, Armonia e tante altre realtà presenti sul territorio. Lo stesso faranno anche con i proventi del calendario che racconta la storia del gruppo ma anche quella della sezione nazionale, ad esempio attraverso le parole del noto giornalista del Corriere della Sera, gragnanese e alpino, Giangiacomo Schiavi. «Ho incontrato un’umanità che per mesi è diventata una sorta di fratellanza capace di smuovere sentimenti veri, di amicizia coraggio, lealtà» scrive Schiavi in apertura del lunario 2020 ricordando le sue esperienze in caserma da giovane alpino. Cento anni di adunate vuol dire anche cento anni raccontati da una carrellata di manifesti e locandine, quelli che dal 1920 a Ortigara (la prossima sarà a Rimini) hanno contraddistinto le adunate alpine.. Una immagine del 1939 mostra la sede della quarta alpini brigata Aosta, oggi sede universitaria. Un’altra è una foto clandestina, scattata nel lager di Beniaminowa, in Polonia, e mostra Giovannino Guareschi con il capitano alpino Beppe Novello. Altre sono figure che hanno fatto la storia locale. In una l’agazzanese Gino Braghieri, classe 1920 detto “Ginon ad la curriera”, posa forse un po’ intimidito dall’obiettivo del fotografo Polacco a Susa in una foto d’interni. Ci sono anche scatti più recenti, che mostrano le innumerevoli attività e le trasferte del gruppo agazzanese oggi guidato da Emanuele Bocellari.

Mariangela Milani



08/01/2020

Alpini di Pontedellolio Badini capogruppo

Cambio al vertice del gruppo alpini di Pontedellolio. Luciano Badini prende il posto di Luigi Garolfi. Alla seduta per il rinnovo del consiglio direttivo ha presenziato anche il consigliere di vallata, Giovanni Carini. I soci regolarmente iscritti, convenuti numerosi, hanno così espresso le loro preferenze fra i nominativi dei candidati. Oltre ad alcune riconferme, hanno fatto il loro ingresso nel consiglio direttivo nuovi giovani alpini che hanno deciso di mettersi al servizio del gruppo. Il nuovo direttivo ha designato successivamente il capogruppo e la carica è stata assegnata all’unanimità a Luciano Badini, classe 1956, che ha svolto il servizio militare nel 1976/77 a Trento alla Caserma “Battisti”. Il Direttivo ha deciso di assegnare a Garolfi la carica di “capogruppo onorario” “quale doveroso riconoscimento per l’impegno profuso a favore del Gruppo, ininterrottamente, per più di 40 anni”. Tra i suoi impegni, ha avuto l’onore, e l’onere, di organizzare a Pontedellolio, nel 1994 e nel 2008, la terza e quarta Festa Granda. _NP

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08/01/2020

Pianello, Carovana di doni per i nonni del Castagnetti

Tutti in fila per i nonni della Pia Casa. A Pianello le penne nere hanno aperto il nuovo anno all’insegna della solidarietà a favore degli anziani ospiti della casa protetta monsignor Castagnetti. Per loro gli Alpini hanno organizzato una “Carovana della bontà” lungo le vie del paese. All’invito a partecipare hanno risposto Avis, Centro pensionati, Croce rossa, Società operaia e Pro loco i cui volontari si sono uniti agli Alpini e hanno riempito una jeep, caricandola di doni. Caramelle frutta, biscotti e ogni ben di Dio sono stati prima benedetti sul sagrato della chiesa per poi essere recapitati agli anziani, che da giorni attendevano l’arrivo della compagnia di amici pianellesi per la consueta visita di inizio anno. La consegna si è trasformata in una festa a base di musica e balli. Ad animare il pomeriggio ci hanno pensato Francesco Braga alla chitarra, Stefano Bozzini alla fisarmonica e Camillo Passerini (voce), tutte penne nere con la passione per la musica. Insieme a loro e al gruppo che ha animato la carovana, gli ospiti del Castagnetti hanno salutato l’inizio del nuovo anno circondati dall’affetto di tutte le associazioni pianellesi. Gli impegni degli Alpini guidati da Mario Aradelli non si fermano qui. Nel prossimo mese di febbraio scenderanno di nuovo in campo per il Castagnetti, cucinando frittelle e dolci di carnevale che poi regaleranno agli anziani._ MM

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05/01/2020

A “Mastro Balocco” maxi-televisore dagli Alpini

Il Centro socio-riabilitativo diurno “Mastro Balocco” ha ricevuto un graditissimo omaggio dal gruppo Alpini di Carpaneto, un televisore a grande schermo dell’ultima generazione. «Da molti anni gli alpini collaborano e aiutano il Centro, per questo li ringrazio tantissimo - ha spiegato Marisa Monticelli, la coordinatrice di Mastro Balocco, gestito da Coopselios - Questo regalo sarà molto utile per tutti i nostri ospiti, in quanto osservare la realtà attraverso la televisione, in modo particolare nel periodo invernale, nel quale le uscite sono limitate, è anche un’attività didattica, legata al racconto di ciò che si vede. Questa attività serve a rendere i ragazzi e le ragazze del centro più autonomi e competenti». Il televisore era atteso come regalo in quanto quello che era in dotazione al Centro non funzionava più. I numerosi alpini presenti, con il vicecapogruppo Camillo Bersani e il consigliere Aldo Rigolli, hanno salutato gli ospiti intonando tutti assieme uno dei loro tradizionali canti di montagna e dandosi appuntamento alla prossima manifestazione che vedrà impegnati i ragazzi di Mastro Balocco. _Flu

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03/01/2020

Gli alpini portano una ventata di musica e allegria tra gli anziani

La generosità degli alpini di Castelsangiovanni non si ferma nemmeno durante le feste. Una loro delegazione guidata da Alessandro Stragliati si è recata in visita agli anziani ospiti della Fondazione Conte Franco Cella di Rivara onlus, in comune di Arena Po. Il gruppo di alpini, alcuni vestiti in abiti che si richiamano al Natale ma sempre con il cappello alpino sul capo, si è cimentato in un repertorio di musiche e canti di un tempo. Lo stesso avevano fatto anche lo scorso anno, in una precedente visita che aveva riscosso parecchio successo. «I dirigenti della struttura - dice Stragliati – ci hanno già chiesto se saremo presenti anche in occasione delle feste pasquali». In attesa di quel momento, le penne nere castellane si danno da fare ovunque sia richiesta la loro presenza. Di recente hanno partecipato all’organizzazione degli eventi natalizi di Castello, portando anche un’asinella a spasso in piazza XX Settembre per la gioia di grandi e bambini. Poco prima di Natale hanno inoltre finanziato due borse di studio, ciascuna da cento euro, per altrettanti alunni delle scuole medie a cui hanno donato anche “Il piccolo alpino” di Salvatore Gotta. Alla biblioteca scolastica hanno infine donato libri pubblicati in occasione del centenario dell’Associazione Nazionale Alpini._