Educazione ai valori: nasce il campo scuola degli alpini piacentini
Un campo scuola dedicato ai ragazzi e alle ragazze delle scuole medie tra i 10 e i 14 anni: l’idea è stata lanciata dall’Associazione nazionale alpini, sezione di Piacenza.
“La leva militare non c’è più – si legge nella nota di presentazione del campo scuola – la società fin quando procederà su valori effimeri, di esaltazione dell’immagine, non produrrà ricambi di uomini e donne pronti ad impegnarsi per la collettività. Per questo abbiamo deciso di ricominciare dai più piccoli, dalle generazioni pronte ad assorbire i nostri valori per formare i futuri volontari della Protezione civile”.
Gli alpini piacentini organizzano il primo campo scuola per ragazzi
Quest'anno il motto dell'Adunata sarà "Alpini, portatori di Speranza". Un motto che riecheggerà soprattutto nei tanti striscioni che accompagneranno le quasi dodici ore di sfilata per le vie della città. Lo striscione sezionale.
Ma ci saranno anche cori e fanfare ad allietare i tre giorni ufficiali dell'evento. Il territorio biellese è poi denso di cose da fare e da vedere. Un'occasione per non mancare e scoprire un angolo del Piemonte che spesso non rientra nelle rotte canoniche del turismo. La nostra Sezione si sta preparando a partecipare al meglio con Alpini, Aggregati e Amici di tutta la nostra provincia.
Il Coro A.N.A. Valnure trae le sue origini dalla Corale Bettolese a voci dispari, che ben presto divenne Coro virile di Montagna, fondata da Don Vincenzo Calda nella primavera del 1973 a Bettola (PC) in San Bernardino. La Corale Bettolese viene ristrutturata nel 1982 con l’apporto di voci dell’Alta Val Nure, specialmente da Groppallo; la direzione musicale viene affidata a Don Gianfranco Fornasari, mentre il nuovo presidente è Don Vincenzo Calda. Il gruppo vocale incomincia a non occuparsi solo di canti di montagna e di altre tradizioni popolari ma anche della ricerca e valorizzazione del patrimonio musicale popolare delle valli piacentine e della Val Nure in particolare. Nel 1985 il Coro assume l’attuale denominazione di “Coro Val Nure” sez. A.N.A. di Piacenza, la voce ufficiale degli Alpini piacentini. Con la collaborazione del direttore col maestro Paolo Bon (dal 1969 al 1971) e poi col maestro Giorgio Vacchi di Bologna dal 1984, il Coro affronta in modo metodico l’impegno di ricerca e valorizzazione del nostro patrimonio, curando il tipo di vocalità e coralità appenninica emiliano-piacentina. Il Coro ha la possibilità di studiare le schede del Centro Etnografico musicale provinciale diretto dal maestro Mario di Stefano. Il Coro Val Nure, oltre ad essere sempre presente ai raduni nazionali, regionali e provinciali degli Alpini, ha portato e porta la propria tipicità a molti concerti e rassegne in Italia, Svizzera, Jugoslavia e, specialmente, tra gli emigrati in Francia.
Ferriere 11 - 12 aprile 2015: Esercitazione AIB di secondo livello
Presso il centro polifunzionale di Protezione Civile di Ferriere, nei giorni 11 e 12 aprile si è tenuta un'esercitazione di secondo livello per volontari AIB, presieduta dal coordinatore nazionale AIB Francesco Morzenti coadiuvato da collaboratori del II Raggruppamento ANA.
Tale esercitazione, organizzata dalla Sezione di Piacenza, era finalizzata all'addestramento degli abilitati AIB ANA dell'Emilia Romagna, ed erano presenti volontari da Piacenza, Reggio Emilia, Modena e Ferrara.
L'Esercitazione è stata organizzata con l'intento di specializzare i volontari alla conoscenza e all'uso delle attrezzature in dotazione all'ANA del II raggruppamento. Si è trattato quindi di utilizzare diversi tipi di pompe ad alta pressione, vasche montabili per rilancio in quota di acqua e per il rifornimento dell'elicottero dotato di cestello. Importante anche l'uso delle radio nei diversi scenari d'intervento, l'intervento su diversi tipologie d'incendio con relative valutazioni di rischio e tipologia d'incendio, l'uso di soffiatori per lo spegnimento di sterpaglie e successiva bonifica. Alcune operazioni erano coordinate da agenti forestali della nostra provincia.
La prima giornata di attività si è svolta in aula con lezioni teoriche e la seconda giornata con esercitazioni pratiche.
In occasione di questa esercitazione, nella prima giornata sono stati addestrati anche volontari non AIB sull'uso in sicurezza delle motoseghe, che hanno così ottenuto l'abilitazione all'utilizzo di questo importante strumento.
Le due giornate si sono svolte son la consueta serietà di specialità sempre finalizzata al coordinamento dei volontari nel lavoro di squadra, due stupende giornate vissute con spirito alpino e con il supporto del nostro gruppo cucina che ha deliziato i volontari impegnati nell'esercitazione con ottimi pasti. Le giornate si sono concluse con il saluto ai nostri amici Alpini venuti dalla Lombardia e dalle città emiliane da parte del nostro presidente sezionale Roberto Lupi e del revisore dei conti nazionale Roberto Migli.
Dopo quello idrogeologico il maggior rischio che interessa il territorio provinciale è quello degli incendi boschivi. Ben l11% del territorio ha una vegetazione a rischio marcato relativamente alla suscettività agli incendi e nel periodo tra il 1991 e il 2009 si sono verificati 517 incendi con una media di 27 per anno e sono andati in fiamme più di 2000 ettari di bosco. Solo nel 2010 è avvenuto un solo incendio.
Per far fronte alla problematica degli incendi boschivi la Provincia, nel periodo estivo, dalla metà di luglio alla metà di settembre, in concomitanza con le fasi di attenzione e preallarme, istituisce il “Servizio di vigilanza ed avvistamento incendi boschivi” attraverso l’organizzazione di una efficiente rete di osservazione al fine di attivare tempestivamente gli Enti e le strutture preposte alla lotta agli incendi boschivi e porli nella condizione migliore di operare.
Più in particolare i volontari coinvolti in questa attività dovranno seguire dei “percorsi di avvistamento”, preventivamente concordati con il Corpo Forestale dello Stato, nelle adiacenze di aree boscate di importanza rilevante dal punto di vista paesaggistico e naturalistico e che in considerazione delle condizioni meteorologiche e della elevata frequentazione antropica si trovano in una condizione di potenziale rischio. L’avvistamento mobile viene svolto utilizzando mezzi del Coordinamento delle Associazioni di Volontariato alcuni dei quali dotati di attrezzatura antincendio. Tutti i volontari che vengono impiegati in tale servizio devono aver frequentato corsi di formazione per operatori volontari di protezione civile organizzati dalla Provincia in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato ed i Vigili del Fuoco. Devono essere in possesso dell’“idoneità fisica” rilasciata dal medico di famiglia, per i volontari impiegati solo nell’avvistamento, o dell’“idoneità di mansione” per quelli impiegati nello spegnimento dell’incendio.
La Regione Emilia Romagna effettua anche gemellaggi con altre regioni italiane particolarmente a rischio inviando i propri volontari in aiuto nei periodi di maggiore rischio, ne è un esempio il gemellaggio con la regione Puglia dell’estate 2011.
Oltre a partecipare alle attività con le altre associazioni del Coordinamento di Piacenza l’unità collabora con il Secondo Raggruppamento dell’ANA, che raggruppa le sezione di Emilia Romagna e Lombardia, e grazie a questo effettua esercitazioni con l’utilizzo di mezzi ed attrezzature all’avanguardia.
Il 24 maggio 1915 l’Italia incomincia la guerra contro l’Austria-Ungheria. Tantissimi piacentini si trovano già “in territorio dichiarato in stato di guerra”, tra di essi ci sono anche molti Alpini, inquadrati per lo più nel 3° Rgt. Alpini e nel 1° Rgt. Artiglieria da Montagna. Una delle prime operazioni ha come obiettivo la conquista della conca di Caporetto e della dorsale Monte Nero, Monte Maznik, Sleme, Mrzli Vhr con lo scopo di aggirare la testa di ponte di Tolmino e raggiungere la linea dell'Isonzo. Queste posizioni si trovano ad una distanza tra i 6 e i 9 chilometri in linea d’aria dal confine italiano. Nonostante secondo i piani degli alti comandi si debbano raggiungere questi obiettivi con un’azione decisa, si agisce, come avviene del resto su tutto il fronte italiano, con una grande prudenza pianificando un’azione che si realizzerà in più tempi. Solo nella notte tra il 30 e il 31 maggio il battaglione Susa riesce ad occupare il difficile terreno del Monte Vrata. A ulteriore prova delle asperità del terreno del Monte Vrata è l’incidente avvenuto qualche mese dopo, il 26 luglio, quando l’Alpino Chiesa Giuseppe di Borgonovo del btg. Val Pellice precipita col suo mulo in un burrone durante uno spostamento. Resta ora da conquistare la dorsale che sale verso il Monte Nero, ma numerosi attacchi si infrangono contro le opere a difesa di una cresta troppo stretta per essere presa frontalmente. Un plotone di 31 volontari, arrampicandosi al buio su un terreno particolarmente insidioso e sconosciuto, riuscirà nell’impresa salendo dal versante occidentale sguarnito di truppe nemiche perché ritenuto impossibile da percorrere. Numerosi contrattacchi austriaci tentano di allontanare gli Alpini anche con l’uso di bombe a mano, arma ancora sconosciuta ai nostri soldati, non riescono però nel loro intento tanto che il generale Boroevic deve desistere ad ordinare attacchi. Le difficoltà del terreno e la neve ancora alta impediscono però al rancio caldo di raggiungere i reparti sul monte che dovevano arrangiarsi con le altre razioni, anche l’acqua e la legna sono quasi del tutto assenti e si deve portare su tutto a mano lungo i pochi sentieri esistenti mentre l’unico riparo al freddo intenso sono le tende. Da qui partiranno gli Alpini del Susa e dell’Exilles alla conquista del Monte Nero. Dopo che al tramonto del 15 giugno s’interrompe il fuoco degli obici, gli Alpini iniziano la loro avanzata appiglio per appiglio con l’ordine di evitare qualsiasi rumore e di non rispondere al fuoco per poi attaccare di sorpresa con la baionetta. Gli attaccanti portano con loro un sacchetto pieno di terra da utilizzare come riparo in caso di bisogno. Gli austriaci, impegnati in lavori di manutenzione, non si accorgono dell’avanzata degli Alpini se non alle 3.30 quando le sentinelle aprono il fuoco ma subito inizia l’assalto e sono costretti a fuggire lasciando morti e prigionieri sul campo. Alle 4.14 la vetta è in mano italiana. Anche se la conquista del Monte Nero non fu decisiva tatticamente, ha un forte effetto sugli austroungarici che perdono così un punto saliente del loro fronte difensivo e si accorgono che gli italiani sono pronti ad ogni sacrificio. Anche gli imperiali si rendono conto dell'impresa compiuta dagli Alpini tanto che nella relazione austriaca si parla di "Colpo da maestro" e il generale austriaco Shalek nel suo libro "Am Isonzo" riferito all'impresa del Monte Nero scrive: "Giù il Cappello davanti agli Alpini!". Non si è a conoscenza di quanti Alpini piacentini abbiano partecipato alla conquista del Monte Nero, sul monte comunque si contano 6 Caduti e 11 decorati al valor militare.
Da L'Alpino del 5 aprile 1922:
Bibliografia
- L'Alpino del 5 aprile 1922
- Stefano Gambarotto e Enzo Raffaelli - ALPINI. Le grandi battaglie: Storia delle Penne Nere. Volume uno: La nascita del Corpo degli Alpini - Il Monte Nero - Le Tofane - La battaglia del Castelletto - Editrice Storica