Educazione ai valori: nasce il campo scuola degli alpini piacentini
Un campo scuola dedicato ai ragazzi e alle ragazze delle scuole medie tra i 10 e i 14 anni: l’idea è stata lanciata dall’Associazione nazionale alpini, sezione di Piacenza.
“La leva militare non c’è più – si legge nella nota di presentazione del campo scuola – la società fin quando procederà su valori effimeri, di esaltazione dell’immagine, non produrrà ricambi di uomini e donne pronti ad impegnarsi per la collettività. Per questo abbiamo deciso di ricominciare dai più piccoli, dalle generazioni pronte ad assorbire i nostri valori per formare i futuri volontari della Protezione civile”.
Gli alpini piacentini organizzano il primo campo scuola per ragazzi
Quest'anno il motto dell'Adunata sarà "Alpini, portatori di Speranza". Un motto che riecheggerà soprattutto nei tanti striscioni che accompagneranno le quasi dodici ore di sfilata per le vie della città. Lo striscione sezionale.
Ma ci saranno anche cori e fanfare ad allietare i tre giorni ufficiali dell'evento. Il territorio biellese è poi denso di cose da fare e da vedere. Un'occasione per non mancare e scoprire un angolo del Piemonte che spesso non rientra nelle rotte canoniche del turismo. La nostra Sezione si sta preparando a partecipare al meglio con Alpini, Aggregati e Amici di tutta la nostra provincia.
Spesso viene fatta confusione quando si parla di “Protezione Civile”, non si sa bene a chi si fa riferimento; vediamo quindi di dare qualche chiarimento in proposito.
Il susseguirsi delle calamità che hanno provocato danni e vittime per tutto il corso del '900 ha portato i legislatori a emanare documenti per fronteggiare questi eventi e portare soccorso alle popolazioni colpite. Finalmente nel 1992 si istituisce il Servizio Nazionale di Protezione Civile con la legge 225/92.
Con il termine Protezione Civile si intende l’insieme delle attività delle Amministrazioni e degli Enti pubblici e privati, volte allo scopo di “tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi”.
Sono attività di protezione civile quelle volte alla previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio, al soccorso delle popolazioni sinistrate ed ogni altra attività necessaria ed indifferibile diretta a superare l'emergenza.
La previsione consiste nelle attività dirette allo studio e alla determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi, all’identificazione dei rischi ed all’individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi.
La prevenzione consiste nelle attività volte a evitare o ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi calamitosi, anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione.
Il soccorso consiste nell'attuazione degli interventi diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi calamitosi ogni forma di prima assistenza.
Il superamentodell'emergenza consiste unicamente nell'attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative necessarie e indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita.
Di fondamentale importanza, rispetto ai documenti precedenti, l'introduzione solo negli anni '90 della previsione e prevenzione.
Gli eventi, a seconda delle dimensioni e dell'intensità, posso essere suddivisi in tre diverse tipologie.
Eventi di tipo A
Si possono fronteggiare a livello locale con gli strumenti ed i poteri che ogni Ente detiene per l'esercizio delle sue funzioni. Generalmente coinvolgono un solo Comune.
Eventi di tipo B
Richiedono un intervento coordinato dalla Regione con l'accordo di organi periferici statali e più Enti a carattere locale. Possono coinvolgere più Comuni, la Provincia, la Regione.
Eventi di tipo C
A causa dell'intensità e dell'estensione richiedono l'intervento e il coordinamento dello Stato oltre il coinvolgimento della Regione, degli organi periferici statali e di più Enti a carattere locale. Sono ad esempio tra questi le grandi alluvioni e i terremoti.
Esistono poi eventi ancora più gravi, a livello internazionale, come l'emergenza nel Sud-Est Asiatico, il terremoto in Giappone, il terremoto ad Haiti, ecc...
Con l'evolversi degli eventi calamitosi sul nostro territorio, si è reso necessario avere una struttura a livello nazionale che si occupasse solo di Protezione Civile, si è però ritenuto più opportuno non creare un nuovo corpo specializzato in questa funzione, ma un sistema in grado di unire tutte le forze pubbliche e private già presenti sul territorio nazionale.
Tale sistema di protezione civile è così formato da una più istituzioni e strutture operative quali Regioni, Province, Prefetture, Esercito, Carabinieri, Aeronautica, Marina, Vigili del Fuoco, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Servizi Tecnici, Corpo Forestale dello Stato, Croce Rossa Italiana, Polizie locali, Strutture del Servizio Sanitario Nazionale, Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e il vastissimo mondo delle Organizzazioni di Volontariato.
A livello nazionale esiste un Dipartimento di Protezione Civile che, in collaborazione con i governi regionali e le autonomie locali, indirizza, promuove e coordina i progetti e le attività di protezione civile. Quando avvengono eventi di tipo C, che devono quindi essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari, il Dipartimento coordina le attività di risposta. In questo caso lo stato di emergenza viene dichiarato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che individua con ordinanze le azioni da intraprendere per gestire l'evento.
In Emilia Romagna esiste un'Agenzia Regionale di Protezione Civile, istituita nel 2005 dalla Regione con una legge quadro.
Alla Regione compete l’esercizio delle funzioni in materia di Protezione Civile non conferite ad altri Enti dalla legislazione regionale e statale, quali:
- predisposizione dei programmi di Previsione e Prevenzione dei rischi sulla base degli indirizzi nazionali;
- attuazione di interventi urgenti in casi di crisi determinata dal verificarsi o dall’imminenza di eventi avvalendosi anche del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa civile;
- indirizzi per la predisposizione dei piani provinciali di emergenza in caso di eventi calamitosi;
- attuazione degli interventi necessari per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi;
- spegnimento degli incendi boschivi;
- dichiarazione dell’esistenza di eccezionali calamità o avversità atmosferiche, ivi compresa l’individuazione dei territori danneggiati e delle provvidenze;
- interventi per l’organizzazione e l’utilizzo del Volontariato.
E' dunque la Regione, avvalendosi dell'amministrazione statale e degli Enti locali, a coordinare l'impiego dei volontari e la loro partecipazione alle attività di protezione civile, a promuovere la costituzione della colonna mobile regionale articolata in colonne mobili provinciali il cui impiego è disposto dal direttore dell'Agenzia in raccordo con le Province.
Le Province promuovono invece la costituzione di un Coordinamento Provinciale delle organizzazioni di volontariato di Protezione Civile.
Presso l'Agenzia regionale, quale presidio permanente, il Centro Operativo Regionale di Protezione Civile (C.O.R.), preposto alle attività e ai compiti di Sala Operativa.
A livello provinciale invece, al verificarsi di un evento calamitoso di particolare gravità, viene costituito il Centro Coordinamento Soccorsi (C.C.S.). Tale organismo viene convocato e presieduto dal Prefetto o, quale suo delegato, dal Vice Prefetto ed è composto dai massimi responsabili di tutte le componenti e strutture operative presenti sul territorio provinciale che svolgendo le proprie funzioni ordinarie durante l'emergenza agiscono sotto il coordinamento del Prefetto.
I Centri Operativi Misti (C.O.M.) costituiscono la prima linea d'emergenza in caso di evento calamitoso. Ogni C.O.M. fa capo ad un responsabile designato dal Prefetto o dal Capo del Dipartimento di Protezione Civile e vi partecipano i rappresentanti dei comuni e delle strutture operative ed è organizzato secondo le funzioni di supporto. Compiti del C.O.M. sono quelli di favorire il coordinamento dei servizi di emergenza organizzati dal Prefetto con gli interventi dei Sindaci appartenenti al C.O.M. stesso.
Generalmente la composizione territoriale di tali organi d’emergenza è legata a vari fattori quali la densità di popolazione, l’estensione del territorio, la configurazione geografica, orografica, idrografica. In considerazione di tali aspetti, un C.O.M. è composto da più comuni. L’ubicazione del COM è di solito baricentrica rispetto ai comuni coordinati e localizzata nel limite del possibile in locali non vulnerabili. Qui di seguito in tabella riportiamo i C.O.M. piacentini e i comuni ad essi afferenti.
Il Centro Operativo Comunale (C.O.C.) è la struttura della quale si avvale il Sindaco in qualità di autorità comunale di Protezione Civile per la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione nell’ambito del territorio comunale. Assicura il collegamento col Sindaco, segnala alle autorità competenti l'evolversi degli eventi e delle necessità, coordina gli interventi delle squadre operative comunali e dei volontari, informa la popolazione. Vi partecipano i rappresentanti delle seguenti 9 funzioni di supporto:
- Tecnico Scientifica – Pianificazione; - Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria; - Volontariato; - Materiali e mezzi e Risorse umane; - Servizi essenziali e attività scolastica; - Censimento danni a persone e cose; - Strutture operative locali e viabilità; - Telecomunicazioni; - Assistenza alla popolazione.
Per l'attivazione di questa struttura possono essere utilizzati dipendenti del Comune impiegati abitualmente nella gestione dei vari servizi pubblici. Nel caso in cui il territorio comunale abbia limitate dimensioni e un ridotto numero di abitanti e conseguentemente limitate necessità e possibilità tecnico-logistiche-organizzative, è possibile ridurre o accorpare il numero di funzioni di supporto. Il C.O.C. deve coordinarsi strettamente con il C.O.M.
Il gruppo alpini di Travo risale all'anno 1930,fu fondato dal sig. Salvanelli Vittorio che si diede da fare a recuperare qualche alpino, missione piuttosto difficile perchè a Travo era già presente una sezione di combattenti molto numerosa. Il Salvanelli riusci' a formare il gruppo con 10 alpini, uno di questi è il sig. Anguissola Bruno classe 1914 iscritto al gruppo dal 1937 ed iscritto ancora oggi. Nel maggio del 1938 il capogruppo Salvanelli, con gli alpini Anguissola Bruno, Bongiomi Emesto, Cassinari Artemio, Maschi Luigi, Ferdenzi Pietro e Zurla Luigi, si presentarono in sede a Piacenza dal presidente sezionale Cap. Govoni e decisero insieme all'acquisto del primo gagliardetto del gruppo di Travo. Il gruppo fin da allora a sempre commemorato le ricorrenze e ricordato tutti gli alpini andati avanti. Salvanelli è stato capogruppo fino al 1965. Col passare degli anni il gruppo andò perdendosi, anche se non è mai stato sciolto definitivamente, fino a quando il capogruppo Mazzocchi Luigi in carica dal 1980 al 2002 trovò un giovane alpino di Travo che aveva appena finito il servizio di leva e gli disse "vieni con noi alpini e vedrai che ti faremo capogruppo". Il giovane Girometta Marco si iscrisse al gruppo e nel 2002 diventò capogruppo. Il gruppo a piccoli passi si risollevò e oggi conta 29 iscritti, si impegna ad operare nel sociale e nella solidarietà. Nel 2010 fu benedetto il nuovo gagliardetto del gruppo e nello stesso anno fu festeggiato il primo raduno di gruppo. Tutt'oggi il gruppo è operativo.
Il gruppo è stato fondato nei primi anni cinquanta da Don Bruno Negri che ha gettato le basi di questa piccola ma significativa realtà. Successivamente si sono avvicendati come capogruppo, nell'ordine, Paolo Gazzola; nell'anno 65, è stato eletto Nello Bravi; nel 1975 Giulio Maserati; nel 1988 è subentrato Carlo Ferrari che lo ha guidato fino al 2009; successivamente è subentrato Gobbi Davide fino al 31/12/20 Il. Dal inizio 2012 l'attuale capogruppo è Giorgio Gnocchi. Il compito che il gruppo di S. Nicolò ha svolto è sempre stato rivolto alle persone bisognose di aiuti sia economici che morali. In molte occasioni durante le feste Natalizie sono state visitate le case di riposo portando doni ma soprattutto tanta vicinanza. L'altro aspetto, meramente operativo, si può sinteticamente riepilogare: impegno in Albania per la costruzione di scuole, cosÌ pure in occasione del terremoto in Umbria impegno nella ricostruzione di una scuola di avviamento professionale a Foligno. Sono state rifatte a spese del gruppo le porte della chiesa di S. Nicolò, abbiamo restaurato il cippo ai caduti partigiani nel viale di villa Borghese. Abbiamo reso possibile la realizzazione del monumento ai Ciambellai in loc. La Noce, restaurando pure l'antico forno che era ormai caduto in completo abbandono. Tutto questo, grazie all'impegno del gruppo che ha rinunciato a fine settimana di svago, disegnando e progettato il basamento e l'illuminazione dell'opera dello scultore Perotti. Con la consueta umiltà che sempre ci distingue, senza tanto clamore, il gruppo ha ripulito l'alveo del fiume Trebbia nel 2005 da 24850 Kg. di pneumatici che erano usciti da una vicina discarica abusiva che risaliva a circa vent'anni fa. Negl'ultimi sei anni, diversissimi sono stati gli interventi compiuti nei confronti dei più deboli, anche se le nostre file si stanno via via sfoltendo. Quelli rimasti moltiplicando le loro energie, per le varie raccolte svolte anche ultimamente, a favore dei terremotati, della Caritas e del banco alimentare, hanno rivolto i loro contributi verso i più disagiati e deboli. Questi è solo la punta di una vetta che quasi quotidianamente noi contribuiamo ad elevare, rafforzando e consolidando i valori dell' alpinità e forti del nostro motto "Tasi e Tira" andiamo sempre avanti.